I social network necessitano dell’impegno di tutti i credenti. Soprattutto perché occorre portare il Vangelo nelle reti sociali, che non sono mondi paralleli e, in quanto tali, possono essere strumenti di evangelizzazione e fattore di sviluppo umano. Benedetto XVI a sottolinearlo nel Messaggio per la 47.esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dedicato alle “Reti Sociali: porte di verità e di fede, nuovi spazi di evangelizzazione”.
Nel documento il Papa prende spunto dal fatto che i social network sono alimentati «da aspirazioni radicate nel cuore dell’uomo» per sviluppare la sua riflessione sull’importanza delle reti sociali per i cristiani. «Quando sono valorizzati bene e con equilibrio – annota il Santo Padre – questi spazi possono rafforzare i legami di unità tra le persone e promuovere efficacemente l’armonia della famiglia umana». Anche se – fa presente – le persone impegnate in questi ambiti «devono sforzarsi di essere autentiche».
Il Pontefice nel suo ragionamento pone l’accento sulle sfide «impegnative per coloro che vogliono parlare di verità e di valori» offerte dalle reti sociali. E non nasconde che a volte «la voce discreta della ragione può essere sovrastata dal rumore delle eccessive informazioni» e non trova il giusto spazio. Proprio per questo i social media hanno bisogno degli sforzi di tutti coloro che «sono consapevoli del valore del dialogo, del dibattito ragionato».
Il Papa rivolge il suo pensiero ai credenti impegnati in questo versante che – sottolinea – «hanno come sfida prioritaria l’essere inclusivi». I credenti «avvertono sempre più» che se il Vangelo non è fatto conoscere «anche nell’ambiente digitale, potrebbe essere assente nell’esperienza di molti per i quali questo spazio esistenziale è importante». In tal senso Benedetto XVI ribadisce che «l’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale», ma è «parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani».
Il Papa aggiunge che l’uso dei social network è richiesto «non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere» al Vangelo di «raggiungere le menti e i cuori di tutti». Evidenzia quindi che l’autenticità dei credenti nelle reti sociali «è messa in evidenza dalla condivisione della sorgente della loro speranza e della loro gioia: la fede». Una condivisione che deve consistere nella testimonianza del Vangelo, perché è la persona di Gesù Cristo a rispondere alle domande più radicali dell’uomo. Anche nell’ambiente digitale, «dove è facile che si levino voci dai toni troppo accesi e conflittuali» e a volte prevale il sensazionalismo, – è il suo monito – «siamo chiamati a un attento discernimento».
I cristiani sono pertanto chiamati a portare nei social network la «luce gentile della fede», come diceva il Beato Newman. I social network, aggiunge, «oltre che strumento di evangelizzazione, possono essere un fattore di sviluppo umano». E constata che le reti «facilitano la condivisione delle risorse spirituali e liturgiche» e, anzi, possono «anche aprire ad altre dimensioni della fede». Molte persone, infatti, scoprono on line esperienze di fede, di comunità o anche di pellegrinaggio. E così, rendendo il Vangelo «presente nell’ambiente digitale», si possono invitare le persone a vivere incontri di preghiera e celebrazioni in luoghi concreti, come chiese e cappelle.