I settimanali diocesani e la famiglia, quella “società naturale fondata sul matrimonio” di cui parla la Costituzione e attorno alla quale pure si sviluppa l’odierna emergenza educativa. Il tema è stato posto all’ordine del giorno del Convegno nazionale della Fisc, la Federazione dei settimanali cattolici italiani che rappresenta 185 testate, tenutosi dal 3 al 5 maggio a Fabriano e Matelica.
L’appuntamento, dal titolo “La vera emergenza educativa: la famiglia nel lavoro, nella scuola, nello sport”, è stato anche l’occasione per festeggiare i 100 anni del settimanale diocesano di Fabriano-Matelica, L’Azione. Un secolo di vita caratterizzato, secondo il suo direttore Carlo Cammoranesi, «da un rapporto epidermico con la gente. Un rapporto che, vissuto di pari passo con le altre testate Fisc, ha saputo riservare un’attenzione particolare ai problemi del territorio».
Ciò che conta
«Tornare a ciò che conta» è l’invito che ha rivolto il presidente nazionale della Fisc, Francesco Zanotti. «Torniamo alla famiglia in quanto tale. A quella – ha sottolineato – a cui danno inizio un marito e una moglie. Diamole valore sul serio, con gesti concreti». Zanotti ha messo in guardia da un «vento antifamiglia che la vede sempre più relegata, e da tempo, in un angolo. La famiglia viene considerata una questione cattolica. Non se ne comprende il motivo, ma questo è il vento che si respira».
Da qui l’impegno dei settimanali diocesani: «Per parte nostra, nostra dei giornali diocesani, come facciamo da oltre un secolo, come nel caso dell’Azione – ha rimarcato il presidente Fisc -, continueremo a raccontare le storie, le esperienze, le fatiche, le gioie e i dolori dei mille territori e delle famiglie che fanno ricco questo Paese. È la voce della provincia italiana, quella che non fa mai notizia, ma alla quale noi vogliamo dare spazio come è nella nostra storia, nel nostro dna da sempre e lo sarà anche in futuro».
Il servizio dei settimanali
«Occorre stare attenti a non avvalorare una concezione per la quale la famiglia è considerata frutto di una determinata situazione storica e come tale destinata a scomparire», oppure legittimare «la visione di una famiglia non conforme a canoni che sono propri della natura umana», ha avvertito monsignor Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della Commissione Cei per la famiglia. Secondo il presule, il «grande servizio» dei settimanali diocesani sta proprio nel «fare chiarezza» e nello smentire «quegli stereotipi che nascondono il valore del matrimonio, della famiglia e dell’assunzione di responsabilità». Così si può correttamente «educare al senso e al valore della famiglia».
Il vescovo ha evidenziato che «l’emergenza educativa implica l’urgenza di educare in famiglia ed educare alla famiglia». Monsignor Solmi ha quindi rimarcato il valore di legame sociale e intergenerazione dell’istituto familiare, mostrando due “linee” che s’intersecano: una «orizzontale, del rapporto io-tu»; l’altra «verticale, che va di generazione in generazione, nella quale i due coniugi s’innestano e sviluppano la famiglia verso il domani».
Le sfide del nostro tempo
Monsignor Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata e presidente della Commissione Cei per le comunicazioni sociali, ha invece esortato a «ritrovare la sfida della fortezza» per una famiglia che torni a essere comunità educante, «stringerci attorno alla famiglia per rigenerarla, sostenerla e aiutarla a essere all’altezza delle sfide del nostro tempo». Essa, ha ricordato, ha un primato «che le è proprio per sua natura e non per convenzione umana».
Qui si gioca quella «sfida decisiva per i nostri giorni», e se «il crollo demografico è indice inequivocabile dell’inaridimento della trasmissione intergenerazionale», tre – ad avviso del vescovo – sono le «grandi degenerazioni» da contrastare. Dapprima la «de-generazione spirituale», dal momento che «la generazione della vita passa anche dalla coscienza spirituale di aver avuto un dono da Dio, “carne della mia carne”». Poi la «de-generazione culturale» che porta a «rincorrere altri modelli». Infine una «de-generazione sociale», data da una società «che non è in grado di tutelare la centralità della famiglia», facendole pagare «il prezzo più alto».
Un disegno coerente
La famiglia come un «disegno unitario» composto da tanti tasselli, ognuno al suo posto, è infine l’immagine usata, chiudendo i lavori, da don Ivan Maffeis, vicedirettore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali. Egli ha richiamato «la necessità di emanciparsi rispetto alla tendenza attuale di correre da soli rinsaldando il senso di appartenenza» in famiglia, nella Chiesa, nella Federazione dei settimanali, «valorizzando la responsabilità e dando fiducia alle persone».
Da ultimo, il ricordo di monsignor Giuseppe Cacciami, presidente del Sir e già presidente della Fisc, scomparso lo scorso marzo, e il suo invito ad andare avanti «con il passo della Chiesa che testimonia la sua popolarità, bellezza, fiducia per l’umanità», «a maggior ragione – ha aggiunto don Maffeis – quando si parla di famiglia».