Dopo venti numeri e dieci anni di vita, la rivista plurilingue semestrale Oasis rilancia: il 4 giugno esce il nuovo numero “L’Islam al crocevia. Tradizione, riforma, jihad”, con copertina, formato e grafica rinnovati e con un nuovo editore, Marsilio. L’idea che ha guidato il rinnovamento è semplice. I fatti di questi ultimi mesi, da Isis al terrorismo in Occidente, dal Medio Oriente in fiamme alle problematiche suscitate da società sempre più “meticce”, confermano l’intuizione iniziale che portò alla nascita di Oasis nel 2004, ma al tempo stesso chiedono un passo in più. Anzi tre: una maggiore unitarietà nella lettura dei processi storici in atto; l’azzardo di un giudizio culturale più esplicito che offra chiavi di lettura sintetiche; un’accentuazione del metodo scelto all’origine di parlare “con” i musulmani e non solo “di” loro. Questo è reso possibile grazie al lavoro condiviso di una rete internazionale di personalità del mondo accademico, religioso e della comunicazione che accompagna dagli inizi la redazione di Oasis nell’accostare fatti e temi ora drammaticamente trasversali e quotidiani, non sono più esclusivi di élite di appassionati di Oriente o addetti ai lavori. Una sfida interessante anche per il nuovo editore Marsilio.
Forma e contenuto
La nuova forma si è di fatto imposta da sé con la svolta che si sta verificando al livello dei temi di Oasis, connessi all’incontro-scontro di culture e religioni, in particolare alla crisi che conosce l’Islam e investe tutte le realtà che ne sono a contatto. Noi compresi.
Lo documenta in modo articolato il primo numero del nuovo corso (n. 21) che avrà per titolo Islam al crocevia. Tradizione, rinnovamento, jihad. L’espressione emblematica di uno degli autori di questo numero, Hamadi Redissi, illumina la pista seguita: «Tutti parlano in nome dell’Islam, ma non dello stesso Islam; ognuno lo reinventa nel presente». La cronaca ci mostra ogni giorno che i musulmani sono di fronte a un bivio: rinnovare in modo credibile il proprio pensiero religioso o soccombere alla violenza jihadista. Ma per capire che cosa è in gioco bisogna ripercorrere con sguardo nuovo gli ultimi due secoli di storia islamica, durante i quali tentativi di riforma e chiusure fondamentaliste si sono affrontati e intrecciati nell’intento di rispondere alle grandi sfide poste dalla modernità.
Lo scheletro della rivista
La prima parte della rivista, Temi, consiste in una sequenza di articoli che sviluppano da angolature diverse il titolo di copertina, con una più spiccata unitarietà rispetto al passato, illustrata dall’editoriale sintetico di apertura. Segue la sezione Classici del pensiero islamico e cristiano: estratti di autori che hanno segnato lo sviluppo della tradizione islamica e cristiana, in una sorta di dialogo che attraversa tempo e spazio, aiutando a conoscere l’Islam a partire dalle sue stesse fonti. Il Foto-reportage, come racconto di viaggio e di incontri personali, offre un’ulteriore prospettiva sul tema posto al centro del numero, che si chiude con una rassegna di recensioni di libri e film che aprono a nuove analisi e argomentazioni.
Per una maggiore diffusione in Oriente
La nuova Oasis è stata voluta in un formato più “amico” del digitale anche per favorire una diffusione più capillare nei Paesi del mondo musulmano, in Medio Oriente, Africa e in Asia, dove la versione su carta arriva con maggior fatica, e allargare così la rete di persone con cui attuare uno scambio effettivo.
La rivista resta “l’ammiraglia” di un sistema articolato di strumenti attraverso i quali la Fondazione Oasis comunica e condivide la sua ricerca: il sito internet www.fondazioneoasis.org e la newsletter periodica in italiano, francese e inglese, le pagine in Facebook (Fondazione Internazionale Oasis) e Twitter (@fondazioneoasis), la programmazione di eventi pubblici e i progetti di ricerca, di cui l’ultimo dedicato a “Conoscere il meticciato, governare il cambiamento”.