«L’emendamento per introdurre da subito nella legge n.3/2012, la cosiddetta salva-suicidi, le norme migliorative contenute nel codice della crisi è stato dichiarato ammissibile nella trasformazione in legge del decreto Ristori. Adesso è necessario che si proceda speditamente all’approvazione affinché questa travagliatissima iniziativa che darebbe ossigeno a tante famiglie in difficoltà, in un momento così drammatico, non sia bloccata nell’ultimo miglio, come purtroppo è accaduto le altre volte». Lo dichiara Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione San Bernardino, i due enti promotori di questa proposta elaborata da un tavolo tecnico istituito presso l’Università Cattolica e sottoscritta da 29 fondazioni e associazioni anti usura, 38 magistrati e 32 docenti universitari.
In particolare con l’emendamento proposto si estenderebbero le procedure di esdebitazione, già previste dalla legge, anche alle famiglie indebitate più povere, i debitori incapienti, dando loro sollievo in un memento così difficile per la vita economica del Paese.
Benché abbia raccolto un vasto consenso tra gli addetti ai lavori, la proposta ha trovato sino ad ora resistenze che le hanno impedito di ottenere un esito positivo. Lo stesso emendamento presentato ad ottobre in occasione della conversione in legge del decreto Agosto, non era passato al vaglio della Ragioneria dello Stato, costringendo il presidente della Commissione bilancio a ritirarlo, nonostante il parere favorevole del Ministero della Giustizia. Lo stesso era accaduto questa estate in occasione della conversione in legge del decreto Semplificazioni. Anche quella volta il provvedimento era naufragato.
«Stop incomprensibili che ci auguriamo non si ripetano ancora una volta. Sarebbe una beffa proprio per le famiglie sovra-indebitate più povere, quelle che galleggiano sulla linea della sussistenza e che hanno bisogno di interventi urgenti», sottolinea Gualzetti
La proposta di riforma prevede tre punti salienti
Primo: introdurre la nozione di indebitamento dell’intero nucleo familiare, invece che individuale (assai meglio in grado di rispondere alle reali modalità con cui le crisi da sovra-indebitamento si manifestano e vanno gestite).
Secondo: la possibilità della esdebitazione del debitore incapiente, essenziale per consentire una ripartenza (fresh start) anche se i debiti pregressi non sono stati pagati.
Terzo: una maggiore responsabilizzazione dei finanziatori, che, nell’ipotesi di concessione imprudente del credito, subiscono delle limitazioni di tipo procedurale.
Con questo provvedimento verrebbero recepite in via immediata alcune fra le più rilevanti e importanti novità introdotte dal Codice della crisi, già approvato ma la cui entrata in vigore è stata rinviata al 1° settembre del prossimo anno, 2021. La riforma, che con gli effetti sociali della pandemia è ancora più urgente, darebbe maggior vigore alla legge sul sovra-indebitamento (la n.3/2012) che nei fatti è stata fino ad ora poco utilizzata: nel 2018 risultavano aperte appena 7.000 procedure, un numero molto più basso di quello prodotto da norme analoghe in altri Paesi europei.
In Francia, per esempio, tra la fine del 2011 e la fine del 2019 sono state depositate presso la Banque de France più di 2milioni di pratiche di sovra-indebitamento, il 90% di queste domande sono state accettate (circa 1.850.000) e i richiedenti sono stati sdebitati in quanto debitori meritevoli e reinseriti nel circuito creditizio e produttivo. Al contrario, in Italia le famiglie e le aziende in sofferenza sono diventate spesso facile preda del credito malavitoso, come documentano diverse indagini giudiziarie.