«L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta lo fa perché sono dei testimoni». Un’affermazione di Paolo VI che enuncia un concetto caro anche a papa Francesco. Madre Nazarena Majone, cofondatrice delle Figlie del Divino Zelo con Sant’Annibale Maria di Francia, è stata testimone esemplare e, in quanto tale, anche maestra di fede. Ma cosa insegnano prima di tutto le maestre? L’alfabeto. E proprio all’alfabeto è ricorso Claudio Mazza – giornalista, a sua volta attento testimone della Chiesa ambrosiana da quarant’anni – per ripercorrere la lezione di vita cristiana di Madre Nazarena nel libro intitolato appunto Alfabeto di un’Anima (Libreria Editrice Vaticana, 134 pagine, 8 euro). Un espediente letterario, certo, ma apprezzabile perché offre l’occasione di conoscere, in sintesi, una figura di estrema attualità e di cui oggi ci sarebbe grande bisogno, com’è stato notato in occasione della presentazione del libro, avvenuta il 19 marzo a Roma.
Nata a Graniti, in Sicilia, nel 1869, Maria Majone entra ventenne nell’istituto aperto alla periferia di Messina da padre Annibale Maria di Francia, noto come “il prete pazzo” per la sua dedizione a orfani e poveri del quartiere Avignone. Un apostolato fra gli ultimi che coinvolge anche la giovane Maria: dopo la professione religiosa nel 1892, le viene imposto il nome di Madre Nazarena della Santissima Vergine. Si dedica alle orfane accolte nell’ex monastero dello Spirito Santo, di cui assume la direzione prima di diventare Superiora della Comunità, incarico che manterrà per trent’anni. Con la carità quale unica bussola e un atteggiamento materno, pietoso e misericordioso verso le sue protette, che va ben al di là del suo appellativo. La Congregazione delle Figlie del Divino Zelo viene riconosciuta nel 1901, la professione perpetua di Madre Nazarena è del 1907. Dopo il terremoto di Messina del 1908, le orfane ospiti degli Istituti siciliani si trasferiscono in Puglia. Negli anni successivi vengono create molte altre case, compresa una a Roma. Madre Nazarena le anima con uno slancio sociale pari alla tensione contemplativa, fedele a padre Annibale che ha eletto a guida, obbediente alle indicazioni dei superiori anche quando non viene confermata ai vertici della Congregazione. Trascorre gli ultimi anni nella preghiera operosa e silenziosa. Sofferente di diabete, muore a Roma nel 1939. La causa di beatificazione, avviata nel 1992, ha portato Giovanni Paolo II a dichiararla Venerabile nel 2003.
«Una santità vissuta tra le pieghe della quotidianità», scrive Mazza introducendo l’Alfabeto, compendio ragionato della Positio super virtutibus di Madre Nazarena. Da relazioni, testimonianze e ricordi attinti da quella monumentale documentazione, il libro fa emergere alcuni tratti caratteristici della religiosa: letteralmente, dalla A di “Abbandono in Dio” alla Z di “Zelo per le anime”. E a ogni lettera fanno da contrappunto citazioni ad hoc di Benedetto XVI e Francesco. «Una scrittura per flash – spiega ancora l’autore – che vuol suggerire una traccia per un primo, immediato, accostamento alla spiritualità di Madre Nazarena e, nel contempo, offrire stimoli per ulteriori e più approfonditi studi». «L’alfabeto di una vita realizzata», nota nella prefazione monsignor Giuseppe Scotti, presidente della Libreria Editrice Vaticana: scorrendolo, si ripercorre la triplice caratteristica di Madre Nazarena, «suora, donna, madre». Ai lettori toccherà dire – sono sempre parole di monsignor Scotti – «se queste pagine ci permetteranno di scrivere una vita di Vangelo, una buona notizia per il nostro tempo e i nostri anni».
Un’ultima annotazione personale. Il libro è idealmente dedicato a Maurizio Peroni, prematuramente scomparso alla fine del 2013. Nel ricordo del compagno di lavoro e amico fraterno, in questi ultimi mesi Mazza – che ha guidato chi scrive e i colleghi di redazione come direttore di www.chiesadimilano.it e www.incrocinews.it fino alla fine del 2012 – si è fatto carico di un nuovo ruolo di “guida”. Se Alfabeto di un’Anima rende merito al giornalista, l’impegno che si è assunto fa onore all’uomo.