Da sempre l’uomo ha avuto la percezione che la trascendenza abita in certi luoghi o in alcuni oggetti. È l’esperienza costante, presente in tutte le tradizioni, della sacralizzazione di una montagna, di un albero, di un animale. Il luogo o l’oggetto si fanno simboli di una presenza in stretta relazione con la vita dell’uomo. Se l’esperienza del sacro designa l’aprirsi alla trascendenza, a un assoluto, a qualcosa situato al di sopra di noi, lo spazio sacro è quello recintato, separato dall’ordinarietà, che può concentrarsi attorno a un pozzo, a un albero, a un totem, a una stele, a una tomba… Lo spazio sacro è dunque quello privilegiato per comunicare col divino. In questo senso, dischiude un orizzonte di senso che parla del destino dell’uomo.
Da queste riflessioni, i giovani artisti, segnalatisi nell’ultima edizione del Premio San Fedele 2010/2011, si sono cimentati nell’evocazione di “spazi”, che dall’immaginario biblico potessero raggiungere il nostro presente. È in questo modo nata la mostra dal titolo Luoghi del sacro, a cura di Andrea dall’Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Kevin Mc Manus e Massimo Marchetti, per la cui realizzazione è stato chiesto ai giovani di riflettere su alcuni simboli della tradizione biblica.
Da questa ricerca sono nate le opere di Daniele Salvalai, vincitore del premio San Fedele, di Marco La Rosa, giunto secondo classificato e vincitore del Premio Rigamonti, di Elisa Leonini, giunta terza classificata, e di Francesco Arecco e di Emanuela Ascari, che hanno ricevuto la menzione speciale dei curatori. Daniele Salvalai realizza due opere: una torre di Babele concepita come contenitore vuoto, altissimo scheletro di metallo sul quale è impossibile salire, in quanto i suoi gradini sono realizzati in cera (Babel) e un coperchio esagonale in metallo ricoperto da cera d’api collocato sopra un luogo che intuiamo essere un oscuro sepolcro (Sepolcro).
Marco La Rosa crea una serie di mani sospese nello spazio che ripetono i gesti degli apostoli leonardeschi dell’Ultima cena suggerendo uno spazio tessuto di relazioni (L’argomento del terzo uomo) e un video (Sette minuti) che interpreta l’origine della creazione dello spazio e del tempo. Francesco Arecco costruisce un vascello fantastico in legno appeso al soffitto come in attesa di essere deposto a terra (Arca) per accogliere tutti gli esseri viventi. Emanuela Ascari in Reperto presenta un reperto senza identità, un piccolissimo sasso (?) che appare provenire da un’origine senza tempo che vuole documentare il passaggio dal caos a un cosmo.
Infine, Elisa Leonini con Dentro il labirinto inventa un cubo magico, sul quale un labirinto suggerisce l’enigma della vita, la cui ricerca di soluzione ci conduce alla meravigliosa città della Gerusalemme celeste, in cui lo spazio sacro diventa luogo di condivisione e di fraternità. Lo spazio sacro non è più allora separato ma coincide con quello della nostra stessa vita. E noi, oggi, in quale spazio ci troviamo? – sembra interrogarci la mostra.
I LUOGHI DEL SACRO
Fino al 18 febbraio
Galleria San Fedele
(via Hoepli 3/a, Milano)
Info, +39 02 86352233
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