La Chiesa stanca, i battezzati vecchi nel cuore e nei comportamenti mediocri, i cristiani muti.
A tutti loro – ma, forse, sarebbe meglio dire a tutti noi – i diaconi hanno un messaggio da dare e una parola da dire. A sottolinearlo è l’Arcivescovo che, in Duomo, conferisce, appunto, le Ordinazioni diaconali ai 10 giovani uomini che diventeranno preti ambrosiani il 12 giugno 2021 e a 7 candidati del Pontificio Istituto delle Missioni Estere provenienti dai 4 angoli del mondo. Concelebrano 7 vescovi ausiliari, i Superiori ed Educatori del Seminario, il Superiore generale del Pime, padre Ferruccio Brambillasca, circa 200 sacerdoti.
I neo diaconi ambrosiani – 5 sono originari di Milano città – hanno un’età compresa tra i 25 e i 38 anni hanno e itinerari formativi e professionali molto diversi alle spalle: c’è chi è laureato in Filosofia, chi in Scienze dei Beni culturali o dello Spettacolo, chi ha lavorato come farmacista o presso una Multinazionale. Tra loro c’è anche un cittadino zambiese: Mumbi Benard giunto nel 2012 a Milano, che si è formato presso i Frati Minori Francescani lavorando come insegnante di religione.
In riferimento alle Letture proclamate appena prima della presentazione ed elezione dei diaconi e al loro motto “Camminate nell’amore”, il vescovo Mario parla anzitutto della «Signora eletta da Dio, che si può anche chiamare la Chiesa stanca». Quella «logorata dalle sue molte iniziative, dalla storia che sembra costringerla a portare il peso di tutti gli errori, a subire le accuse di tutte le lingue e ad affrontare tutti i pregiudizi».
È di fronte a questa immagine che i diaconi possono infondere coraggio: «Eccoci per offrirti le nostre giovani forze e la nostra gioia, perché oggi e domani non altro abbiamo da fare che camminare nell’amore».
Poi, quei battezzati, disegnati da san Paolo nella Lettera ai Romani, che vivono ancora «nel peccato, secondo lo stile dell’uomo vecchio».
«Forse siamo tutti in questo gruppo di battezzati rassegnati alla mediocrità, inclini a conformarsi alle abitudini del mondo, più portati a omologarsi al mondo ai suoi stili, aspettative, malumori, a mimetizzarsi nella società piuttosto che a seminarvi una parola di Vangelo. Battezzati spaventati, complessati che cercano di nascondersi».
Anche qui il messaggio che viene dai diaconi è chiaro. «Con la loro consacrazione per il servizio scuotono l’inerzia. Siamo chiamati a essere nuovi in Cristo, a essere testimoni della Risurrezione. Mi sembra che questi diaconi possano proclamare il loro messaggio: battezzati vecchi, lasciatevi rinnovare, camminata nella vita nuova. Eccoci, ci facciamo avanti per servire, per rinnovare nella storia il segno di Gesù che è venuto non per essere servito, ma per servire».
Infine, «i cristiani muti»: noi che «parliamo un po’ di tutto, abbiamo valutazioni e giudizi su quello che capita, lamentele e critiche per chiunque, fermandoci volentieri per scambiarci luoghi comuni e informazioni che tutti già sanno perché tutti attingono agli stessi strumenti di informazione». Noi che, però, davanti alle domande essenziali non parliamo più, diventando muti quando si chiede: “Che cosa dite di cristiano ai vostri colleghi di lavoro, ai vostri compagni di studi, ai vostri vicini di casa?”.
«Questi giovani che si fanno avanti per diventare diaconi hanno scelto una pagina di Vangelo per rispondere e aiutarci a rispondere, per vincere l’imbarazzo. Che cosa abbiamo da dire? Nient’altro che questo: Abbiamo trovato il Messia».
Il “Sì, lo voglio”, “Sì, lo prometto” dei candidati pronunciato davanti all’Arcivescovo, le Litanie dei Santi, sdraiati ai piedi dell’altare maggiore, l’imposizione delle mani sul loro capo la preghiera di Ordinazione, la vestizione degli abiti diaconali, la consegna del Libro dei Vangeli, sono l’immagine viva di queste parole da portare al mondo. Camminare nell’amore, con una vita nuova a servizio gli uni degli altri, perché si è incontrato il Signore».
Al termine della Celebrazione, c’è ancora tempo per qualche espressione del vescovo Mario di incoraggiamento e di ringraziamento. Anzitutto per monsignor Michele Di Tolve «rettore del Seminario in questi anni, che ha lavorato in modo generoso, senza risparmio, con un enorme impegno di proposta educativa, di accompagnamento personale e di elaborazione della destinazione dei seminaristi. A lui va tutta la mia gratitudine e il mio augurio per il nuovo Ministero parrocchiale che assume». A monsignor Di Tolve, che dal 1 ottobre sarà parroco a Rho e Passirana di Rho, succede don Enrico Castagna, pure ringraziato e al quale l’Arcivescovo augura, come a tutto il Seminario, di «continuare l’opera essenziale per la nostra Diocesi di formazione e promozione vocazionale al Ministero ordinato. I nuovi diaconi sono un dono di Dio, una parola di speranza e una provocazione a essere giovani, disponibili e capaci di annunciare Gesù».