«Sentieri da tracciare, sui quali tutti possano camminare per avventurarsi insieme con fantasia missionaria e per realizzare con naturalezza la Chiesa dalle genti. Doni da chiedere a Dio, percorrendo la strada dell’appartenenza all’Azione Cattolica: regole di vita serie e solide, vite quotidiane affidabili, gioia e speranza, anche nei luoghi più difficili, scommesse formative alte e plurali, pensiero unito all’azione, parole e silenzio, stabilità e slancio».
Se questi sono gli auspici e le speranze della presidente uscente dell’Azione Cattolica Ambrosiana, Silvia Landra, espressi all’inizio della Celebrazione vissuta dai soci dell’Associazione in Duomo, i modi per percorrere quegli stessi itinerari, vedono, nelle consegne dell’Arcivescovo, le pietre miliari sulle quali sostare per ripartire con maggiore slancio.
È, infatti, il vescovo Mario che poco prima, sempre in Cattedrale – con una modalità, finora inedita – consegna direttamente il Mandato ai presidenti parrocchiali, ai responsabili decanali e al Consiglio di Presidenza eletti nell’Assemblea diocesana del 13 settembre scorso. Laici il cui carisma, come si legge nella preghiera per il Mandato, è di essere «dedicati alla propria Chiesa e alla vita della comunità».
Un servizio e un impegno che, nell’omelia della Messa – concelebrata, tra altri presbiteri, dal vicario generale, monsignor Franco Agnesi, da monsignor Giuseppe Merisi (già assistenti dell’Ac Diocesana) e dall’attuale assistente don Cristiano Passoni – si configurano con chiarezza.
«Quale opera specifica si aspetta il Vescovo dal’Ac?», si chiede, infatti, monsignor Delpini.
«Con una definizione un poco provocatoria, si può dire che i soci dell’Azione Cattolica hanno il compito di vivere, con sensibilità ecclesiale e con un particolare senso di appartenenza alla Chiesa ambrosiana, la missione di tutti. Ma in questi tempi strani e complicati forse si può anche dire che i soci dell’Azione Cattolica sono incaricati di promuovere e custodire la normalità. Perciò il mio primo mandato è che gli uomini e le donne di Azione Cattolica – anziani e giovani, soci storici e nuovi aderenti -, siano persone di preghiera. Chiedo una regola di vita vissuta con un tempo adeguato di ascolto della parola del Signore, di adorazione silenziosa, di pratica fedele dei ritmi di preghiera liturgica e personale. Un messaggio deve venire dall’Azione Cattolica: è normale pregare. Che lo si veda, che lo si senta dire, che lo si pratichi con quella dedizione di tempo che la condizione della vita laicale rende possibile. Il segno che chiedo è di fissare un tempo di preghiera e di viverlo, se possibile, in chiesa. Siete autorizzati a entrare in chiesa, non avete bisogno di convocazione, né del permesso di nessuno: non per farvi vedere ma perché si sappia che la gente di Ac è gente che prega».
Una normalità che non può essere disgiunta dalla ricerca della santità quotidiana sempre possibile. «Perciò i laici di Azione Cattolica sono mandati, perché entrino in ogni ambiente, nella vita di famiglia e nei Consigli comunali, nelle scuole e negli uffici, negli ospedali e nei campi sportivi, nella giovinezza e negli anni della responsabilità. In ogni ambiente, non per mimetizzarsi nell’omologazione, ma per essere segno della vicinanza del Regno di Dio. Perciò non sono solo impegnati ad essere esemplari, ma ad essere messaggio, proposta, invito, condivisione. Perciò i laici di Ac trovano normale dire quello che pensano. Il segno che chiedo è di essere presenza propositiva nei luoghi della responsabilità. Voi avete qualche cosa da dire di cristianamente ispirato e di ragionevolmente argomentato. Non avete bisogno dell’autorizzazione del parroco per farlo: parlate dicendo qualcosa di cristiano. Siete autorizzati a parlare per dire che la visione cristiana della vita, della malattia, dell’economia, della società, è convincente».
Infine, il monito, in riferimento alla pagina evangelica di Giovanni al capitolo 6 e all’oggi: «La gente del nostro tempo, come di ogni tempo, è trascinata qua e là da desideri contraddittori, da appetiti capricciosi. Ci sono fami sbagliate, c’è una illusione che avere, potere, godere siano, non solo desideri legittimi, ma promesse di felicità. I discepoli del Signore, i laici di Azione Cattolica sono incaricati di quella libertà spirituale che offre una promessa più alta del pane da mangiare, la speranza della vita eterna. Il segno che chiedo è la gioia che non si lascia spegnere dalle tribolazioni e dalle difficoltà, la gioia che nasce dalla speranza e semina speranza, la gioia che aborrisce la lamentela e costruisce, con parole buone e con il sorriso abituale, i rapporti quotidiani. Siete invitati ad essere normalmente sorridenti, uomini e donne di speranza, normalmente capaci di testimoniare e vivere la gioia».
Poi dopo la benedizione finale – «Benedico l’Associazione perché contribuisce a costruire questa Chiesa, offrendo un segno di speranza per questo territorio» -, l’annuncio del nuovo presidente diocesano, in carica per il prossimo triennio. Gianni Borsa, scelto dal Vescovo dalla terna espressa dal Consiglio, nell’Assemblea del 13 settembre.
Sposato, 56 anni, 4 figli, giornalista, residente a Legnano, Borsa, per un decennio al settimanale diocesano “Luce di Varese-Altomilanese”, ha diretto il settimanale “Il Resegone” di Lecco; dal 2003 corrispondente da Bruxelles dell’Agenzia SIR della Conferenza Episcopale Italiana, è direttore della rivista nazionale di Azione cattolica “Segno nel mondo”, delle riviste della Fondazione Missio (tra cui “Popoli e Missione”), della rivista storica “Impegno”, della Fondazione Don Primo Mazzolari. Passando la mano, Landra augura «buon cammino» e l’eletto – visibilmente emozionato – dice: «Vorrei confermare al vescovo Mario che l’Azione Cattolica continuerà a essere al suo fianco e al servizio della Chiesa ambrosiana, con impegno, generosità e stile laicale. Sono convinto che, dopo i mesi difficili che abbiamo attraversato, anche la vita ecclesiale e associativa necessitino di riflessione e rilancio. In questo tempo, siamo stati costretti a fermarci un poco e a pensare. Il Vescovo ci ha ricordato che siamo autorizzati a pensare. Intendiamo seguire questo insegnamento, dal quale non possiamo disgiungere il “fare”. Un fare ambrosiano: mite, concreto, prospettico».
«Abbiamo un grande bisogno di fraternità, quella stessa fraternità che ci indica con insistenza papa Francesco. Abbiamo bisogno di solidarietà, di passare “Dall’io al noi”», come si intitola, peraltro, il recentissimo volumetto di Ac che nasce dalle riflessioni (e “dal mondo che sogniamo”) dopo lo shock del Covid 19. «Noi crediamo al Vangelo del “farsi prossimo”. Su questa strada vorremmo continuare a camminare».