Una comunione intensa, nutrita dal «bisogno di dire grazie», una condivisione sacerdotale segnata quest’anno dalle ferite della pandemia, ma – forse proprio per questo – ancor più profonda. È questa la fraternità che ispira il messaggio scritto da papa Francesco per il VI Incontro regionale dei sacerdoti anziani e ammalati, svoltosi come tradizione a Caravaggio, presso il Santuario di Santa Maria del Fonte. Promosso dalla Conferenza Episcopale Lombarda – riunita nel contiguo Centro di spiritualità per la sua sessione autunnale – e dalla Sezione lombarda dell’Unitalsi, presente con il presidente regionale Vittore De Carli, i vertici, i responsabili delle Sottosezioni e tanti volontari.
Il messaggio del Papa
Duecento i partecipanti all’incontro, di cui oltre 112 sacerdoti che, recitando il Rosario con i Vescovi, si sono recati in Santuario dove monsignor Delpini, nella sua veste di Metropolita di Lombardia, ha presieduto la Messa, con accanto tutti gli altri presuli. All’inizio monsignor Roberto Busti, assistente spirituale regionale dell’Unitalsi e vescovo emerito di Mantova, ha letto il messaggio papale, con i ringraziamenti alla Cel – «è bella quest’attenzione dei Pastori per la parte fisicamente più fragile del loro Presbiterio» – e all’Unitalsi: «Col loro impegno concreto e con lo spirito che li anima, i volontari esprimono la gratitudine di tutto il popolo di Dio verso i suoi ministri». Messaggio donato a conclusione della Messa a tutti i sacerdoti.
Ma è soprattutto rivolgendosi direttamente al Clero anziano e malato che il Papa ha espresso tutta la sua vicinanza: «In realtà, siete sacerdoti che, nella preghiera, nell’ascolto, nell’offerta delle sofferenze, compite un ministero non secondario nelle vostre Chiese. A voi, cari confratelli che vivete il tempo della vecchiaia o l’ora amara della malattia, sento il bisogno di dire grazie. Grazie per la testimonianza di amore fedele a Dio e alla Chiesa. Grazie per l’annuncio silenzioso del Vangelo della vita. Grazie perché siete memoria viva cui attingere per costruire il domani della Chiesa».
Il pensiero non può che andare al Covid. «Negli ultimi mesi, tutti abbiamo sperimentato delle restrizioni. Le giornate, trascorse in uno spazio limitato, sembravano interminabili e sempre uguali. Abbiamo sentito la mancanza degli affetti più cari e degli amici; la paura del contagio ci ha ricordato la nostra precarietà. In fondo, abbiamo conosciuto quello che alcuni di voi, come anche molti altri anziani, vivete quotidianamente. Spero tanto che questo periodo ci aiuti a capire che, molto più dell’occupare spazi, è necessario non sciupare il tempo che ci viene donato; che ci aiuti a gustare la bellezza dell’incontro con l’altro, a guarire dal virus dell’autosufficienza. Non dimentichiamo questa lezione». Cita, papa Francesco, i momenti più duri della pandemia e quella sera del 27 marzo, rimasta negli occhi di tutti, quando da solo, sotto la pioggia, attraversò piazza San Pietro deserta per una preghiera che coinvolse il mondo intero.
«Nel periodo più duro, pieno “di un silenzio assordante e di un vuoto desolante” – scrive, infatti, papa Francesco – , tanti, quasi spontaneamente, hanno sollevato il loro sguardo al Cielo. Con la grazia di Dio, può essere un’esperienza di purificazione. Non abbiamo paura della sofferenza: il Signore porta la croce con noi. Cari fratelli, alla Vergine Maria affido ciascuno di voi. A lei, Madre dei sacerdoti, ricordo nella preghiera i tanti preti deceduti a causa di questo virus e quanti stanno affrontando il percorso di riabilitazione».
L’omelia dell’Arcivescovo
Espressioni alle quali ha fatto eco l’omelia dell’Arcivescovo che, dalla pagina del Vangelo della Visitazione con il canto del Magnificat, osserva: «Dal punto di vista della vecchiaia, forse vengono delle tentazioni di tristezza e di scoraggiamento. Questa giovane donna che va in fretta alla casa di Elisabetta ci fa venire in mente: “Eh sì, una volta anch’io andavo di fretta, ma adesso…”. Questa giovane donna che canta e che dice “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”, forse ci induce a pensare: “Forse nella mia vita non c’è stata nessuna grande cosa”. Un senso un poco di tristezza, che scende sulla spiritualità, sull’entusiasmo, sul desiderio di fare, come una specie di senso d’impotenza e d’inutilità».
Ancora, da un altro episodio evangelico, nasce il senso di una speranza sempre possibile, di uno sguardo positivo e riconoscente: «Ricordo che nel Vangelo sono lodate tante donne, ma ce n’è una che entra in casa di Simone il Fariseo, non dice neanche una parola: con le sue lacrime lava i piedi di Gesù e con il suo olio lo unge. A me viene da dire che se tu sei ancora capace di piangere, cioè di commuoverti alla presenza di Gesù; di sentire il pentimento dei tuoi peccati; di provare compassione per i fratelli; se tu hai ancora lacrime da versare, sei una presenza che Gesù gradisce, sei prezioso agli occhi di Dio, se hai ancora lacrime di pentimento, di commozione, di compassione. E poi quella donna ha dell’olio da versare. Forse questo può significare che se hai ancora olio da versare, quel balsamo che allevia il dolore delle ferite, che riconosce la dignità delle persone, la loro grandezza; se hai ancora olio da versare, e cioè l’augurio di vita piena, l’olio di letizia con cui Dio unge alcuni tra il popolo, allora la tua presenza è preziosa, allora il Signore ha bisogno di te, allora il Signore ha stima di te».
È così che, spesso, il sacerdote in età avanzata testimonia tutta la sua importanza, per l’Arcivescovo: «In realtà, i preti anziani spesso sono presenze molto preziose, molto ricercate per la Confessione, per un consiglio, per un segno d’affetto. I preti anziani spesso sono una testimonianza più efficace nella impotenza che nell’efficienza».
Il ricordo di don Malgesini
Non manca, nella preghiera dei fedeli e nel saluto finale portato dal presidente De Carli, il ricordo di don Roberto Malgesini, il prete di strada, vicino da sempre ai più poveri e disperati, ucciso martedì scorso a Como da uno squilibrato che il sacerdote aveva cercato di aiutare. Dice De Carli ai Vescovi di Lombardia: «Ci siete stati vicini nei momenti difficili con la vostra parola. Vi ringrazio, anche perché da queste predicazioni di Esercizi spirituali per l’Unitalsi nascerà un libro, curato dalla vicepresidente Unitalsi Graziella Moschino, dal titolo Sempre insieme, lontani, ma vicini. Meditazioni spirituali ai tempi del Covid. Con il cuore abbiamo portato avanti questa Giornata, e voi oggi ci avete ricompensato. Oggi siamo ripartiti anche noi come un’unica casa e un’unica Chiesa».
Infine, il momento del pranzo nel Refettorio, servito in monoporzioni termosigillate, cui partecipano anche i Vescovi.