Immaginate un’ardita e luminosa cupola decorata al suo interno con oltre ottanta riquadri, dove sono ritratti altrettanti angeli musicanti, in una sorta di celestiale visione. Pensate a un luogo dove siano affiancate splendide tele di maestri come Ambrogio Figino, Daniele Crespi, Andrea Salmeggia, Camillo ed Ercole Procaccini, cioè alcuni fra i campioni della pittura milanese dell’età borromaica. Cercate di visualizzare gli intagli raffinatissimi di un coro ligneo seicentesco, che non ha probabilmente l’eguale nell’intero territorio lombardo. E poi un trionfo di stucchi, affreschi, marmi policromi e ferri battuti, secondo quel gusto ambrosiano dove nulla pare in eccesso e tutto si lega in armonioso equilibrio… Fatto? Ebbene, qualsiasi cosa la fantasia vi abbia suggerito, probabilmente non avrà la magnificenza della realtà di San Vittore al Corpo, una delle chiese più belle, e purtroppo meno conosciute, di Milano.
Vedere per credere. Soprattutto ora, essendo appena terminata la seconda fase di quei restauri che stanno riportando l’insigne basilica – la “mitica” Porziana, sorta in un’area cimiteriale imperiale e paleocristiana – all’originario splendore. E per una volta non è soltanto un modo dire… All’interno della chiesa di San Vittore, infatti, si sta lavorando da alcuni anni, secondo un articolato progetto che interessererà l’intera superficie decorata del sacro edificio. Restauri, curati dal Laboratorio Peron Massimo Maria e diretti dall’architetto Gaetano Arricobene, che sono stati preceduti da approfondite indagini preliminari, sia stratigrafiche, sia chimico-fisiche, necessarie per calibrare perfettamente la tipologia degli interventi.
Quella del presbiterio, infatti, è stata la prima area su cui si è operato, due anni fa. Il risultato è sotto gli occhi di chiunque vorrà andare a vedere: magari prima dell’ora del tramonto, in una giornata di sole, quando gli ultimi raggi – penetrando nell’abside, in questa chiesa dall’orientamento “invertito” in occasione del suo rifacimento cinquecentesco – illuminano gli ori delle modanature, spalmandosi sui teleri ai lati dell’altare maggiore. E tuttavia i restauri hanno rivelato anche dettagli inaspettati, risolto dubbi antichi. Come le piccole figure quasi invisibili da terra, “nascoste” in alto fra fiori e tralci di stucco dalla giocosa fantasia dei decoratori. O come le date e i nomi graffiti, “ricomparsi” un po’ ovunque sulle pareti. O ancora come per l’incantevole Incoronazione della Vergine, al centro della volta, opera matura del Figino, che gli esperti ritenevano ad affresco (e taluni addirittura dipinta su tela…), e che invece si è scoperto essere stata eseguita con una particolare e poco consueta tecnica a olio su muro.
Il secondo lotto di restauri, invece, conclusosi proprio in questi giorni, ha riguardato la navata centrale di San Vittore, coperta da una volta a botte splendidamente decorata con 65 lacunari affrescati da Ercole Procaccini, recanti le immagini dei santi e dei martiri venerati nei secoli nella basilica milanese (e in particolar modo quelli cari alla tradizione dei monaci olivetani, “padroni di casa” dal XVI secolo), oltre a figure simboliche e allegoriche. Un restauro per lo più conservativo, e fortunatamente solo in pochissimi casi “integrativo”, che ha permesso cioè di recuperare, spesso sotto un impressionante deposito di polvere e fuliggine, la cromia originale dei dipinti e degli stucchi, nelle sue delicatissime sfumature come nei toni più vivaci e smaglianti.
Anche l’impianto elettrico di illuminazione è stato completamente rinnovato, cercando di coniugare la riproposizione delle antiche condizioni di luce (quelle cioè con le quali l’apparato decorativo di San Vittore è stato originariamente creato e, per secoli, ammirato) con le attuali esigenze dei fedeli e delle celebrazioni liturgiche. Lo stesso criterio ha guidato la sostituzione dei vetri, soprattutto nel presbiterio, favorendo il più possibile la diffusione naturale della luminosità, in modo da non falsare la lettura cromatica delle pitture. Un intervento, insomma, nella sua globalità, per molti aspetti esemplare, che sta facendo della basilica di San Vittore al Corpo un cantiere di eccellenza, fra continue sorprese e significative scoperte.
La campagna «Adotta un lacunare»
Tanto è stato fatto, ma molto rimane ancora da fare. Come ricorda il parroco di San Vittore al Corpo a Milano, don Giambattista Milani, illustrando gli interventi di restauro in cui coraggiosamente si è “avventurato”, consapevole di restituire così a Milano uno dei suoi gioielli più preziosi. Terminati i primi due lotti di lavori, finanziati con fondi pubblici e privati (per non tacere della stessa generosità dei parrocchiani), il progetto prevede ora l’esecuzione di altre sei fasi, che riguarderanno il transetto, le navate laterali e le cappelle. Intanto, per un coinvolgimento sempre più collettivo di quest’opera di restauro, la parrocchia ha lanciato la campagna «Adotta un lacunare». Per informazioni e adesioni: tel. 02.48005351.