La sera di venerdì 18 settembre 1964 nei locali dei Palazzi Apostolici in Vaticano il Santo Padre Paolo VI incontrò Martin Luther King. Di questo evento rimangono qualche immagine e poche parole che descrivono quel memorabile incontro. Lo stesso reverendo King volle spiegare, tra le pagine di alcuni giornali dell’epoca, il messaggio che Papa Paolo VI gli rivolse in quell’occasione.
Dopo la visita in Terra Santa Martin Luther King – accompagnato dall’altro leader statunitense per i diritti civili, il reverendo Ralph Abernathy – viaggiò nel continente europeo, e visitò Berlino prima di arrivare a Roma. Venticinque anni prima, nel 1939, ispirato dal suo viaggio in Germania il padre di King, Michael King Senior, volle cambiare – anche se non potè farlo giuridicamente – il proprio nome e quello del figlio Michael Junior, in Martin Luther.
Mercoledì 16 settembre 1964 la Southern Christian Leadership Conference di Atlanta annunciava che Papa Paolo VI avrebbe ricevuto in udienza privata Martin Luther King prima che questi lasciasse l’Europa. Per il mondo l’incontro tra il pastore protestante di colore e il Papa rappresentò un evento unico, sebbene alcuni lo indicarono come inaccettabile: nonostante le critiche e un tentativo da parte dell’FBI per fare in modo che l’incontro non potesse avvenire, l’episodio contribuì a fare accrescere la rilevanza a livello mondiale di Martin Luther King.
Dell’udienza privata durata circa venticinque minuti – in presenza dell’Arcivescovo Paul C. Marcinkus, che rivestì il ruolo di interprete durante il colloquio – rimane la testimonianza del reverendo King. Egli spiegò che Papa Paolo VI promise di attuare una denuncia pubblica della segregazione razziale. Pochi giorni dopo l’udienza del Santo Padre, Martin Luther King riportò alla stampa le seguenti parole: “Pope Paul was very open and forthright in his statements on the situation. He said he was a friend of the Negro people and that he was following our struggle in the United States”. Il Santo Padre aveva rassicurato il reverendo King spiegandogli che il mondo cattolico avrebbe appoggiato la lotta non-violenta contro il razzismo.
Questo incontro non fu la sola occasione che unì le due figure di Papa Paolo VI e del pastore protestante venuto dagli Stati Uniti per incontrarlo: tre giorni dopo l’assassinio di Martin Luther King – avvenuto il 4 aprile 1968 – nel giorno della Domenica delle Palme il Santo Padre lo ricordò all’Angelus con le seguenti parole:
«Noi abbiamo ricevuto in Udienza, anni fa, questo predicatore cristiano della promozione umana e civile della sua gente negra in terra americana. Sapevamo dell’ardore della sua propaganda; ed anche Noi osammo allora raccomandargli che essa fosse senza violenza ed intesa a stabilire fratellanza e cooperazione fra le due stirpi, la bianca e la negra. Ed egli Ci assicurò che appunto il suo metodo di propaganda non faceva uso di mezzi violenti, e che il suo intento era quello di favorire relazioni pacifiche ed amichevoli tra i figli delle due razze. Tanto più forte è perciò il Nostro rammarico per la sua tragica morte, e tanto più viva è la Nostra deplorazione per questo delitto. Siamo sicuri che voi, con tutta la comunità cattolica di Roma e del mondo, condividete questi sentimenti. Come pure certamente saranno da tutti condivisi i voti che questo sangue spiritualmente prezioso Ci ispira: possa l’esecrando delitto assumere valore di sacrificio; non odio, non vendetta, non nuovo abisso fra cittadimi d’una stessa grande e nobile terra si faccia più profondo, ma un nuovo comune proposito di perdono, di pace, di riconciliazione nell’eguaglianza di liberi e giusti diritti s’imponga alle ingiuste discriminazioni e alle lotte presenti. Il Nostro dolore si fa più grande e pauroso per le reazioni violente e disordinate, che il triste fatto ha provocate; ma la Nostra speranza cresce altresì vedendo che da ogni parte responsabile e dal cuore del popolo sano cresce il desiderio e l’impegno di trarre dall’iniqua morte di Martin Luther King un effettivo superamento delle lotte razziali e di stabilire leggi e metodi di convivenza più conformi alla civiltà moderna e alla fratellanza cristiana. Piangendo, sperando. Noi pregheremo affinché così sia».
La Santa Sede dedicò a Martin Luther King una cartolina postale, che reca la data dei Domenica 7 aprile 1968 e che riproduce l’immagine della visita di Martin Luther King a Papa Paolo VI.
Quasi un anno dopo la tragica scomparsa, il 15 gennaio 1969 Papa Paolo VI ricevette in udienza la vedova del reverendo King, Coretta Scott: nelle sue parole il Santo Padre ricordò che il riconoscimento e l’istituzione in tutto il mondo dei diritti per cui Martin Luther King si era battuto avrebbero costituito la strada verso la Pace: alla Pace sarebbe stata dedicata per la prima volta una Giornata Mondiale nel 1969. Il reverendo King ne era divenuto simbolo già in vita, ricevendo il Premio Nobel per la Pace il 10 dicembre 1964, pochi mesi dopo le parole di Papa Paolo VI.