Brilla una nuova luce, nella penombra della cappella dell’Università Cattolica di Milano. Un tozzo di candela, dalla fiammella flebile eppure così vivida, sorretta in cima da un candelabro animato di figure, vibrante di vita. Così che scena dopo scena, davanti ai nostri occhi si dipana la storia stessa della Salvezza, dalla nascita di Maria all’incarnazione del Verbo, dalla grotta di Betlemme alla casa di Nazareth.
Lux Familiae, è il titolo di quest’opera. Realizzata proprio in occasione del Sinodo sulla famiglia che si è appena concluso, ammirata dallo stesso papa Francesco. E oggi pellegrina nelle città d’Italia e del mondo in una serie di mostre e di iniziative, a rievocare questo evento straordinario. Perché la “luce della famiglia”, in Cristo e nella Chiesa, sia sempre accesa nel cuore di ognuno.
Marcello Aversa ne è l’autore. Napoletano, classe 1966, nato, letteralmente, fra le storiche fornaci di laterizi di Maiano. Così che non stupisce la sua scelta per la creta, come materiale per esprimere la sua creatività d’artista. Né sorprende la sua passione per il presepe della tradizione partenopea, che in questi anni ha saputo far rivivere in innumerevoli occasioni.
Composizioni semplici, quelle di Aversa. Ma modellate con la cura e l’abilità degli antichi maestri artigiani, intrise di un’umanità autentica, pervase da una tenerezza quasi materna. A volte monumentali nella proporzioni, proprio come Lux Familiae, ma spesso dalle dimensioni minute, con personaggi anche di pochi millimetri soltanto e ambientazioni “lillipuziane”, come a creare un universo intimo e familiare.
Una selezione di questi suoi lavori sono oggi esposti presso l’Ateneo del Sacro Cuore a Milano, in una mostra promossa da «Crocevia. Fondazione Alfredo e Teresa Paglione».
Oltre al grande candelabro che ha accompagnato il cammino sinodale, la Cattolica ospita infatti anche un caratteristico presepe e alcune opere del ciclo In cammino. Creazioni ispirate alle pagine dei Vangeli e alla bimillenaria tradizione cristiana, plasmate nelle gioie e nelle fatiche del quotidiano, con un linguaggio comprensibile a tutti, chiaro e popolare, schietto e vivace.
I materiali stessi usati da Marcello Aversa, del resto, ne rivelano la sua indole artistica, anti-eroica, anti-retorica. Argilla che le sue mani plasmano a forgiare piccole felicità domestiche, dando sostanza a ricordi d’infanzia condivisi e amplificati: fragili apparentemente, eppure caldi come il colore stesso della terracotta. Così che l’artista-demiurgo professa ad un tempo la sua fede nell’uomo e in quel Dio che l’ha creato, dalla polvere della terra e con un soffio di vita.
«Ho apprezzato molto le miniature di Marcello Aversa – confessa il cardinale Angelo Scola, in uno scritto che introduce la mostra milanese – e gli sono grato perché con il suo paziente e delicato lavoro, attraverso una vitale riproposizione del ricco patrimonio della nostra tradizione, egli può offrire un contributo originale e prezioso alla grande opera di rigenerazione del popolo di Dio così decisiva per la nostra vita ecclesiale e sociale oggi».