La scienza è l’altra ala che consente all’uomo di volare verso confini inaspettati ed orizzonti meravigliosi dove cogliere il “dito” di Dio. Le sollecitazioni pastorali di Papa Francesco sul Big Bang ci consentono di rileggere le prime pagine della Genesi non solo in maniera confessionale, ma come il pellegrinaggio spirituale che ha fatto l’uomo della Bibbia, che hanno fatto ricercatori, credenti e non, filosofi e saggi, per rispondere alle grandi ed eterne domande sulla creazione: da dove veniamo, verso dove andiamo, Chi ci ha creati?
Nessun contrasto, nessun imbarazzo danno al credente le recentissime scoperte relative al bosone di Higgs, o all’esplosione di energia come atto creativo divino. Esse convivono, l’una accanto all’altro, come racconti, come tappe (nel tempo) della volontà creatrice.
Si possono rileggere i versetti della creazione (Genesi 1,1-2,4) secondo il racconto biblico senza per questo apparire troppo semplicisti. In esso, con strana meraviglia, c’è già la traccia del percorso che oggi fa la scienza.
Il caos dei primi istanti, la separazione tra luce e tenebre nei primi tre quattro minuti nei quali i residui di materia si andavano separando dal buio, lo snodarsi dell’atto creativo e dei “giorni” nei primi quattrocento anni, il tempo per la formazione di atomi, cellule, pianeti, grandi mari. Poi finalmente la Vita umana. Istanti e processi talmente precisi che sono inconciliabili solo con la casualità.
Pochi versetti, una grande pagina di fisica teorica, trasmessa nel racconto biblico sulle origini da uomini che hanno colto in quegli attimi primordiali come il tocco eterno e divino ha agito sull’intero universo.