In un’Europa fortemente scossa da manifestazioni di piazza, disoccupazione giovanile, scioperi, violenza urbana e radicalismi, le Chiese europee scendono in campo in nome di una speranza che proprio adesso non può morire. E per farlo tornano alle radici della storia cristiana presentando all’Europa di oggi le figure di uomini e donne che con il loro impegno, talvolta vissuto fino alla morte, hanno costruito questo continente sulle basi della giustizia sociale, della legalità, del dialogo con credenti di altre fedi, del ruolo della donna, dell’accoglienza.
Programma originale.
Si chiama “Week for Hope” (Settimana della speranza), l’inedita iniziativa che nell’Anno della cittadinanza europea la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) promuove dal 24 al 27 giugno a Bruxelles. Un calendario fitto di incontri e tavole rotonde, dispiegato però utilizzando una forma di programma fuori dall’ordinario: al mattino “Start your day”, con un momento di preghiera a colazione prima di recarsi al lavoro; a metà giornata “Have a break” con un “appetitoso dibattito durante la pausa-pranzo”; e infine, alle 20, “Finish your day”, con una “stimolante discussione a cena”. Anche i luoghi degli incontri sono significativi della presenza della Chiesa a fianco delle istituzioni Ue: la cappella dell’Europa in rue Van Maerlant; la chiesa domenicana e la sede della Comece.
Con coraggio e pazienza.
È questo il modo con cui i vescovi della Comece intendono celebrare il 10° anniversario dell’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa” di Giovanni Paolo II (28 giugno 2003). “L’iniziativa – si legge in una nota della Comece – mira a ridare speranza in un momento molto difficile in cui la visione dei ‘padri fondatori’ viene eclissata dalle conseguenze drammatiche della crisi economica e dagli spettri crescenti del nazionalismo, del populismo e della xenofobia”. Era stato questo l’invito che anche Papa Francesco aveva rivolto ai vescovi della Comece incontrandoli a margine della loro sessione plenaria di primavera il 23 maggio scorso. Aveva chiesto di affrontare i vari problemi dell’Europa come la crisi economica, il calo demografico, il significato della famiglia, la difesa della vita “con il coraggio, la speranza e la pazienza”.
Gli argomenti.
I temi che saranno dibattuti a Bruxelles rappresentano i grandi punti di attualità che i vescovi europei cercano di portare nell’agenda politica dell’Unione, cioè l’educazione dei giovani, il servizio alle persone povere ed emarginate, il riferimento etico nell’economia e nella finanza, la lotta al crimine, le migrazioni. Ognuno di questi aspetti verrà introdotto dalla presentazione di varie figure di santi e beati come, per esempio, padre Jerzy Popieluszko (giustizia, pace e libertà), il beato John Henry Newman (educazione), don Pino Puglisi (lotta alla mafia), frère Christian de Chergé, ucciso con 6 confratelli a Tibhirine in Algeria (comunione e dialogo).
Chiesa, compagna di viaggio.
“Dieci anni fa – afferma il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e presidente della Comece – l’Unione europea era un luogo diverso”. Si viveva “un periodo di ottimismo” in cui “ogni cosa sembrava possibile. Oggi la crisi ha spento l’entusiasmo. Lo scetticismo e il dubbio sembrano qualche volta prevalere. Ma se guardiamo indietro nel tempo, ci accorgeremmo che abbiamo realizzato in Europa grandi cose”.
Il messaggio del cardinale Marx si tramuta in un appello rivolto ai cittadini: “Invito tutti voi a essere europei con speranza. Nell’anno della cittadinanza europea, vi incoraggio a trasmettere le vostre speranze attraverso il vostro lavoro e il personale impegno come cittadini europei”. E nel presentare la Settimana di Bruxelles, il cardinale parla della possibilità offerta in quest’occasione per conoscere santi e martiri che sono diventati con la loro vita “testimoni della fede che hanno segnato in modo particolare la storia europea”. Anche secondo padre Patrick H. Daly, segretario generale della Comece, “la Settimana della speranza centrerà il proprio obiettivo se mostrerà come la virtù e i valori cristiani cari alla società civile, vissuti in modo eroico e perseguiti non a fini egoistici, contribuiscano alla costruzione di un mondo migliore. Avrà ottenuto i risultati sperati se sarà chiaro che la Chiesa è una compagna di viaggio sulla strada verso un’integrazione europea caratterizzata da solidarietà e giustizia sociale” e che “la Chiesa è al servizio di tutti quelli che cercano di dare un’anima all’Europa”.