Esternamente, passeggiando per via San Vittore, al di qua e al di là della piazza su cui si affaccia la basilica intitolata al martire cristiano, non si nota nulla. Eppure proprio qui sorgeva uno dei complessi più interessanti, e misteriosi, della Milano romana, e in particolare proprio di quegli anni che videro la promulgazione del celebre «editto» sulla libertà religiosa del 313 dopo Cristo.
Qualcosa lo si intuisce gettando uno sguardo nei cortili dell’ex monastero olivetano dove oggi è allestito il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica. Ma c’è un luogo ancora più suggestivo e ancora più eloquente di quel lontano passato, di norma non accessibile al pubblico e quindi pressoché sconosciuto, se non agli addetti ai lavori. Si trova al numero 29 della via, dove sorge l’Istituto Buon Pastore, ente celebre e benemerito per l’impegno verso l’infanzia, soprattutto quella più disagiata.
Attraversato il cortile dell’Istituto, dopo un cancelletto e pochi gradini, si penetra in un antro seminterrato. Alla vista occorre qualche istante per abituarsi all’oscurità dell’ambiente. Poi, quasi improvvisamente, si svela innanzitutto un tratto di muro, con ciottoli e malta in basso, file di mattoni nella parte superiore. Lo spessore è di quasi due metri e si nota un’ampia rientranza, un’esedra, inquadrata da rocchi di colonne in laterizio. Verso Sud il muro è interrotto, ma dall’altra parte continua sotto le moderne pareti in cemento.
Presto, tuttavia, ci si accorge che quaggiù c’è ben più di un’antica muraglia. Tra le fondamenta del muro, infatti, spuntano tombe e sepolture. Ne contiamo almeno sei, ma forse, ad una ricognizione più attenta, potrebbero rivelarsene di più. Alcune sorgono isolate, altre si trovano raggruppate. Si tratta di avelli fatti con mattoni, di un metro, un metro e mezzo di lunghezza. Le tombe hanno una copertura con tegole di laterizio appoggiate l’una all’altra a tetto (ovvero alla «cappuccina») o con un’unica lastra di pietra.
Colpisce il fatto che il muro sia stato eretto nell’assoluto rispetto di queste sepolture, evidentemente preesistenti, anche a costo di creare nella struttura nicchie o deviazioni. Il risultato è davvero sorprendente: una sorta di propaggini tombali che fuoriescono dalle fondamenta murarie come escrescenze o come radici. Ma tombe, ripetiamo, sono anche tutt’attorno, preservate a futura memoria anche con la creazione di cuniculi nelle moderne fondazioni in cemento dell’Istituto Buon Pastore.
Di che cosa si tratta? Le tombe appartengono a una estesa necropoli romana di età imperiale, databili tra l’età di Augusto (10 dopo Cristo) alla metà del V secolo, ovvero oltre cinquant’anni dopo la morte del vescovo Ambrogio. In totale, nell’area che comprende anche l’attuale Museo Leonardo da Vinci e la basilica di San Vittore, sono state rinvenute un centinaio di sepolture, tutte a inumazione, in parte pagane (con piccoli corredi funerari, come tazze di vetro o balsamari), in parte cristiane (senza corredo, ma a volte con il segno di Cristo, il Chrismon, posto dalla parte della testa del defunto). Sono state rinvenute qui anche diverse iscrizioni, sarcofagi in pietra e i resti di «cappelle» gentilizie.
Su questa necropoli venne eretta una vera e proprio cortina muraria, di cui fino agli anni Cinquanta del secolo scorso non si aveva alcuna notizia. Una serie di scavi archeologici hanno poi chiarito che si tratta di una sorta di recinto di forma ottagonale (anche se piuttosto «schiacciato», come si vede in alto nell’ultima foto), di un centinaio di metri di larghezza, con torri semicircolari su ogni spigolo. All’interno di queste mura, che gli studiosi hanno chiamato «fortezza di San Vittore», sorgeva un edificio anch’esso ottagonale, che dobbiamo immaginare, per aspetto e dimensioni, molto simile alla cappella di Sant’Aquilino presso la basilica di San Lorenzo alle Colonne, sempre a Milano.
Si trattava, dicono dunque gli archeologi, di un mausoleo imperiale circondato da un ampio recinto. Ma a chi era destinato? E quando fu realizzato? Su questi punti non ci sono che ipotesi, mancando fonti documentarie precise. E tuttavia la maggior parte degli studiosi ritiene che la costruzione avvenne nel periodo in cui Milano fu capitale dell’impero romano d’Occidente, e precisamente quando fu scelta dall’imperatore Massimiano come propria residenza, tra il 295 e il 313 dopo Cristo.
In quegli anni, infatti, per volontà dello stesso Massimiano, Milano assistette a un fervore edilizio e urbanistico straordinario, che portò alla realizzazione delle terme Erculee (Ercole era infatti il «patrono» dello stesso Massimiano), dell’Horreum (ovvero il grande granaio cittadino), delle nuove mura verso la parte occidentale della città e probabilmente anche del circo. Non sorprenderebbe affatto, dunque, che in un simile contesto Massimiano abbia deciso di far costruire anche il suo mausoleo. Come del resto aveva fatto a Spalato, pochissimi anni prima, il suo collega e coreggente Diocleziano. La novità, semmai, potrebbe essere rappresentata dall’imponente recinto, quasi una fortezza appunto, che ben si concilierebbe con l’immagine militaresca che Massimiano volle sempre dare di sé.
L’imperatore tuttavia non prese mai possesso della sua tomba monumentale. Fu infatti ucciso a Marsiglia, nel 313, forse su ordine di Costantino, e là venne sepolto. Il mausoleo milanese fu poi trasformato in edificio di culto cristiano, donato forse alla Chiesa locale dallo stesso Costantino, e dedicato a San Gregorio. Accanto, in epoca medievale, sorse la basilica romanica di San Vittore, destinata ad accogliere i resti del martire che in origine erano stati conservati in San Vittore in Ciel d’Oro, adiacente alla basilica di Sant’Ambrogio, dove il vescovo patrono di Milano aveva sepolto il fratello Satiro. Il mausoleo imperiale esisteva ancora nel XVI secolo, come ben si nota in un disegno dell’epoca eseguito da un viaggiatore olandese e oggi conservato nel Museo nazionale di Stoccarda (sopra, nella seconda foto). Ma venne infine abbattuto sul finire del Cinquecento durante i lavori di ampliamento e di rifacimento della basilica vittoriana.
Nel seminterrato dell’Istituto Buon Pastore si vede quindi un’interessante porzione delle mura che abbracciavano il presunto mausoleo di Massimiano, con la presenza di un’esedra, ovvero un’ampia nicchia (ve ne erano tre su ogni lato), destinata probabilmente ad accogliere delle statue.