Chi ama l’arte medievale, chiunque vuole ammirare con i propri occhi una meraviglia inattesa, metta assolutamente in conto una gita domenicale fra le colline della Brianza lecchese. A Barzanò, per l’esattezza, dove su un’altura che sovrasta l’antico borgo sorge una piccola chiesa dall’aria semplice, che tuttavia può vantare oltre mille anni di storia e che custodisce un tesoro artistico sorprendente quanto nascosto. San Salvatore è il suo nome, anche se a tutti, quassù, è nota più familiarmente come la “Canonica”. Un oratorio di cui si conosceva la vetustà, di cui si intuiva la rarità, ma che solo i lunghi, complessi lavori di restauro e le indagini archeologiche ne hanno rivelato tutta la sua importanza ed eccezionalità. Restituendolo, infine, al pubblico godimento.
La pianta curiosamente articolata già denuncia le varie fasi costruttive che dovettero caratterizzare questa chiesa di Barzanò. Sorta forse nel luogo di un tempio pagano in epoca longobarda, come la stessa dedicazione al Salvatore farebbe supporre, venne destinata ben presto a un ruolo anche cimiteriale, come testimonierebbero le molte sepolture ancora recentemente scoperte, sia sotto la pavimentazione del sacro edificio che nel sagrato dello stesso. Una chiesa che nel X secolo, con l’affermarsi di Barzanò quale corte regia, dotatasi nel frattempo di un solido castello, venne assai probabilmente rinnovata e ampliata, assumendo anche la funzione di cappella palatina. Interessante la presenza al suo interno di una notevole vasca battesimale (dalla consueta forma ottagonale e di pregiato marmo rosso di Verona), di norma spettante alle sole pievi, e quindi indicatrice di un qualche particolare privilegio concesso, appunto, a San Salvatore. Tra il Due e il Trecento seguirono poi ulteriori rimaneggiamenti, dovuti anche all’istituzione della canonica, che vennero ultimati con gli interventi dell’età borromaica.
Straordinario, seppur nella sua frammentarietà, è il ciclo di affreschi che ricopre l’interno della chiesa, che costituisce uno dei più significativi programmi decorativi fra X e XI secolo in terra lombarda. Poche, purtroppo, le pitture rimaste sulla parete meridionale, su cui si dovevano stendere scene relative all’infanzia di Gesù, in gran parte distrutte dall’apertura di una finestra nel Seicento: sopravvive, nella parte più alta, l’episodio dell’Annunciazione, con Maria seduta in preghiera che riceve la visita dell’arcangelo Gabriele, avvolto in un ampio mantello. Meglio conservati, fortunatamente, sono gli affreschi della parete a nord, dove è ancora chiaramente leggibile una partizione del ciclo in due fasce. In quella superiore troviamo la scena identificata come l’Ingresso a Gerusalemme, dove Gesù incede maestosamente verso le mura turrite della città, accolto da alcuni abitanti in festa. Nel registro inferiore, invece, riconosciamo alcuni momenti della Passione che culminano con la Crocifissione.
Ma la sorpresa più piacevole la si ha alzando lo sguardo alla cupola, dove, in un tondo, è ritratto il Redentore benedicente, a mezzo busto, circondato a raggiera dai dodici apostoli, a figura intera, posti come all’interno di nicchie. Le indagini effettuate hanno dimostrato che si tratta di affreschi realizzati in un secondo tempo, rispetto a quelli presenti sulle pareti della navata, e tuttavia eseguiti a breve distanza temporale rispetto ai primi, probabilmente da un unico artista chiamato dunque a operare a Barzanò in due momenti diversi, ma nell’arco di appena pochi anni. Un pittore quasi certamente di formazione lombarda, ma aperto anche a suggestioni più nordiche, fedele cioè a quel gusto espressivo dell’età ottoniana caratterizzato da una certa solennità dei gesti e dalla ieraticità delle figure: i volti appaiono allungati, gli occhi grandi e rotondi, i panneggi morbidi e tuttavia dipinti con effetti quasi metallici, come si può riscontrare anche nei coevi codici miniati. Uno stile non lontano dagli affreschi di Civate, ma che ritroviamo soprattutto nelle Storie di Sansone nella chiesa di San Vincenzo a Galliano, con tali somiglianze da far pensare alla presenza del medesimo frescante.
Una data precisa, nella scarsità dei documenti storici, potrebbe giustificare proprio questi lavori di rinnovamento architettonico e pittorico della chiesa brianzola: e cioè l’anno 1015, quando il vescovo di Como Alberico ricevette in dono dall’imperatore Enrico II la corte di Barzanò. Un “omaggio” che sarebbe ravvisabile proprio in quelle maestose aquile imperiali raffigurate nei pennacchi della cupola al posto dei più “consueti” quattro evangelisti. Una gioiello, insomma, tutto da scoprire.
Visite la prima domenica del mese
La canonica di San Salvatore a Barzanò (Lc) è visitabile ogni prima domenica del mese a partire dal 6 maggio (e per ora fino al 2 settembre). Le visite, guidate da personale specializzato, sono gratuite ma con prenotazione obbligatoria direttamente presso la Biblioteca di Barzanò (via Paladini, 3) o telefonando al numero 039.9272150 o mandando una mail a biblioteca@comune.barzano.lc.it
L’iniziativa «Visita la Canonica» è nata da un progetto dell’organizzazione di volontariato MOLO onlus in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Barzanò e con il patrocinio della Provincia di Lecco.