Presso la Galleria Marini a Milano è in corso la mostra dedicata al maestro William Congdon, dal titolo: «Vola alta, pittura», fino al prossimo 4 dicembre.
Congdon è un artista internazionale, in primo luogo, per la qualità, davvero alta, della sua pittura, nella quale pulsano e si fondono retaggi preziosi. C’è, innanzitutto, il tramando delle esperienze dell’Espressionismo astratto americano (o, se si vuole, dell’Action painting o della New York School), di cui l’artista fu non solo testimone diretto, ma, nel suo modo peculiare, compartecipe e protagonista.
Nato a Providence, Rhode Island, USA, nel 1912, pittore e scultore nella seconda metà degli anni Trenta, Congdon è, dopo l’intermezzo della guerra, attivo a New York negli anni tra il 1947 e il 1949, e vi fa di quando in quando ritorno mantenendovi contatti diretti –ricordiamo i rapporti di amicizia con Mark Rothko.
Del resto, è in quella città che l’artista espone per la prima volta, nel 1949, alla Betty Parsons Gallery, che, tra il 1950 e il 1967, gli dedicherà ben otto mostre personali. È la Parsons, artista, mercante, collezionista, a tenere a battesimo e presentare molti degli espressionisti astratti, quali Jackson Pollock, Mark Rothko, Barnett Newman…
Basterebbe citare il lungo elenco di mostre di gruppo, sino alla fine degli anni Sessanta, in musei americani, in alcuni dei quali, tra i più importanti, le sue opere entrano a fare parte delle collezioni permanenti. Eppure, anche nel Paese, l’Italia, in cui Congdon ha vissuto quasi ininterrottamente per poco meno di cinquant’anni, dal 1949 alla morte nel 1998, lui è sì conosciuto e apprezzato dai più attenti e sensibili cultori dell’arte –quelli che non fondano le loro opinioni sul valore di un artista, quando addirittura non arrivano a farsi modellare il gusto e le scelte, soprattutto, se non esclusivamente, sulla base dei trend di mercato; dunque, ci si dovrebbe forse stupire se Congdon fosse universalmente conosciuto… –, ma ancora troppo pochi sono consapevoli del suo valore, nonostante le mostre personali e i testi critici a lui dedicati.
Come scrivono gli organizzatori, «ondati su un solido terreno sono dunque l’auspicio e la speranza che questa mostra alla Galleria Marini di Milano e le iniziative che la Fondazione William Congdon ha messo in campo nel passato e intende promuovere, nel futuro possano essere l’annuncio, prendendo a prestito il titolo di un romanzo di Osvaldo Soriano, di un’“ora senz’ombra” per Congdon, le cui opere stanno davanti a noi e volano, alte, nel cielo della pittura».