Come preziosi rosari, si sgranano in terra ambrosiana i segni della devozione a Maria. Semplici edicole, ornate cappelle, magnifiche chiese costellano la diocesi di Milano con le loro immagini di divina bellezza, di materna tenerezza. Luoghi antichi, ma anche nuove presenze, sorti là dove la fede popolare ha voluto invocare la protezione della Vergine, o dove un evento prodigioso si è manifestato. Santuari attorno ai quali ancor oggi si stringono le comunità dei fedeli, nell’affetto di tradizioni spesso secolari. Sentinelle sui monti, eremi fra boschi e campagne, oasi nel cuore delle città.
Nell’imminenza della solennità dell’Assunta, proponiamo in questa pagina un itinerario mariano nel territorio della diocesi ambrosiana. Sette santuari, uno per ciascuna zona pastorale. Forse non i più “importanti”, artisticamente parlando; probabilmente neppure i più noti; ma centri di fede significativi per le realtà locali che li hanno generati, oggi come un tempo. E che, simbolicamente, creano una rete le cui maglie passano per le decine, centinaia di sacri edifici, piccoli e grandi, eretti nel nome della Vergine.
Santuari, dunque, non soltanto dedicati all’Assunzione della Madonna, ma che nelle loro titolazioni richiamo tanti e diversi aspetti della pietà religiosa mariana: dall’Immacolata concezione all’Annunciazione, dalla Visitazione alla Natività, dalla partecipazione alla Passione del Figlio fino all’Incoronazione nei cieli. Perché nell’affidarci a Maria, ci sentiamo tutti più amati.
Milano, alla fonte miracolosa
Il governatore Carlo d’Amboise recuperò la vista dopo essersi bagnato a una fonte miracolosa, nella campagna a nord di Milano. Per riconoscenza alla Vergine, in quel luogo lui stesso volle erigere un santuario: era il 29 settembre del 1507. Al cantiere di Santa Maria alla Fontana potrebbe aver partecipato anche Leonardo da Vinci, come alcuni schizzi nel Codice Atlantico farebbero supporre.
Il cuore del progetto fu comunque la fonte. Attorno ad essa, il sacello fu concepito come luogo ritirato di preghiera, quasi una cripta nella naturale depressione del terreno. Ma, allo stesso tempo, pensato come uno spazio aperto e arioso, per favorire il passaggio dei pellegrini, specialmente dei malati, che potevano trovare conforto nella farmacia-sacrestia annessa, e anche alloggio in alcune costruzioni adiacenti. Al corpo centrale, così, si univano i chiostri, modulati su vitruviane proporzioni, in un inno di misura ed equilibrio. Dove il dentro e il fuori, le luci e le ombre, il paesaggio agreste e l’architettonica costruzione si compenetravano in un gioco continuo e sapiente, che oggi lascia ancora ammirati, sebbene possa essere ormai solo intuito.
Angera, il santuario sul Lago
L’immagine venerata nel santuario della Riva ad Angera (Va), che rappresenta la Madonna che allatta il Bambino, è del 1443, ma è nota per un evento miracoloso avvenuto il 27 giugno 1657. Il santuario, costruito sul luogo del miracolo, è divenuto centro della devozione mariana non solo degli abitanti di Angera ma anche di tutte le popolazioni circostanti sul Lago Maggiore.
I documenti conservati nell’archivio parrocchiale e i numerosi ex voto posti nell’abside del santuario sono la prova delle numerose grazie ottenute nel corso di questi tre secoli e mezzo per l’intercessione della Madonna della Riva.
Il progetto originario del santuario, opera dell’architetto milanese Gerolamo Quadrio, prevedeva un ampio edificio con aula centrale in forma ottagonale allungata, con colonnati e portici attorno e sulla facciata, due torri campanarie e due grandi sacrestie ai fianchi del presbiterio. La sua facciata sarebbe dovuta arrivare a oltre la metà dell’attuale porto delle barche, ma l’opera è rimasta incompiuta, come appare chiaramente dal suo aspetto esterno.
La Rocchetta di Airuno, come una sentinella
Arroccato com’è su uno sperone di roccia che scende rapidamente verso la vallata dove scorre il fiume Adda, il santuario della Beata Vergine Addolorata della Rocchetta di Airuno (Lc) si erge come una bastione “della Pace” (che, infatti, è l’antico nome con cui era noto questo amato luogo di culto mariano).
Originariamente posta all’interno di una fortificazione antecedente l’anno Mille, la chiesetta fu eretta in forme tardo gotiche in epoca sforzesca (come testimonia l’affresco con il Compianto sul corpo di Cristo morto sulla parete di fondo), ma è stata poi interamente trasformata secondo lo stile barocco fra il Sei e il Settecento. Proprio all’inizio del XVIII secolo, infatti, furono costruite alcune cappelle lungo la salita che conduce al santuario, quasi a rendere la “Rocchetta” una sorta di Sacro Monte lecchese. La Scala Santa costituita da 130 gradini di granito e costellata delle edicole della Via Crucis venne invece realizzata nel 1923.
Altro elemento di pregio del santuario è il maestoso altare marmoreo di Pier Paolo Pirovano, collocato nel presbiterio nel 1754. Nell’altare venne inserito un bellissimo paliotto in pietra scagliola dove è rappresentata la Vergine Immacolata vittoriosa sul dragone. Degno di interesse è anche il settecentesco affresco della Madonna Addolorata, attorniato da numerosi ex voto, testimononianza della radicata devozione mariana della gente del luogo.
Dairago: la Madonna e il cavaliere
La costruzione del santuario della Madonna in Campagna a Dairago (Mi) risale al 1522. Ma sull’altare di questa chiesetta la popolazione locale venera un’immagine ancora più antica, una Madonna del Latte quattrocentesca, proveniente con molta probabilità della primitiva chiesa di San Nazaro.
Tra i molti affreschi devozionali che ricoprono le pareti del santuario, ha sempre colpito la fantasia popolare quello che raffigura un cavaliere che, inginocchiato accanto al suo cavallo prostrato, prega la Vergine col Bambino Gesù comparsa fra le nubi. La tradizione, infatti, interpreta tale scena pittorica come il fatale prodigio compiuto dal cielo contro un altero comandante che, passando davanti alla cappella della Madonna senza accennare un saluto, fu sbalzato di sella dal cavallo, stramazzato davanti all’immagine miracolosa: il cavaliere, pentitosi, promise così di edificare in quel luogo un santuario.
L’Assunta di Rancate di Triuggio
Quale occasione migliore di Ferragosto per scoprire il santuario dell’Assunta di Rancate di Triuggio (Mb)? La chiesa, per il considerevole numero di opere d’arte che conserva, può essere considerata un piccolo museo d’arte sacra. La sua origine è legata a un miracolo avvenuto nel XV secolo, quando la Madonna apparve a due fanciulli e uno di questi, sordomuto, riacquistò voce e udito per raccontare il prodigio.
Alla prima cappella seguì, in epoca borromaica, un nuovo e più ampio edificio, concluso nel 1599 (come si legge in un’iscrizione alla base del campanile). Sull’altare maggiore si conserva l’affresco della Vergine, datato al 1507 ma di autore ignoto, seppur dotato di buona mano. Della fine del Cinquecento sono le grandi tele che, nel presbiterio, illustrano i Cinque Misteri gaudiosi del Rosario, attribuite ai fratelli Campi. Di Andrea Appiani, il pittore italiano “prediletto” da Napoleone, sono invece le pitture sulla volta della navata centrale, dove, in grandi ovali, sono illustrate scene dell’Antico Testamento che “prefigurano” la missione di Maria. Due notevoli pale del XVII secolo, una con la Madonna e Santi, l’altra con la Presentazione di Maria al Tempio, danno ulteriore lustro al santuario.
Quel volto leonardesco a Locate
Tra Locate Triulzi e Pieve Emanuele, sul lato sinistro della valle scavata dalle acque del Lambro meridionale, sorge il santuario di Santa Maria della Fontana, costituito da tre chiese sovrapposte. Sin da lontano si vede svettare lo snello campanile, alto quasi 35 metri, proprio sul ciglio del terrazzo fluviale.
In origine, forse sin dal XIII secolo, era stato eretto un tabernacolo dedicato alla Madonna, preso una fonte o risorgiva naturale. Alle acque di quel luogo dovevano essere attribuite proprietà miracolose, ma non si trova traccia documentata d’un miracolo specifico, che possa aver dato inizio alla fama del santuario.
Il santuario fu più volte ampliato per volontà dei signori del luogo, i potenti Trivulzio. Sopra l’altare della chiesa inferiore si trova uno splendido affresco che raffigura la Madonna col Bambino, recentemente restaurato. Il capo inclinato della Madonna, somigliante a quello della Vergine delle Rocce, la foggia dei capelli, il sorriso enigmatico, l’accuratezza dei particolari delle mani riconducono direttamente alla scuola di Leonardo.
Un’oasi di preghiera a Cernusco
I primi documenti che riguardano la chiesa di Santa Maria Addolorata a Cernusco sul Naviglio (Mi) risalgono al 1119, ma la sua fondazione è certamente più antica. A partire dal 1642 fu radicalmente trasformata, passando da una pianta a due navate asimmetriche, ad una sola navata. Il cardinale Federico Borromeo, in visita pastorale, consigliò di portare all’interno il venerato affresco della Madonna Addolorata. Unnuovo presbiterio venne aggiunto nel 1837: sull’altare sono state collocate la statua in terracotta di di Gesù morto e quella lignea dell’Addolorata.
Di notevole fattura è la vetrata rappresentante la Pietà che orna la facciata, datata 1562 – ma qui posta solo negli anni Trenta del secolo scorso -, di probabile provenienza bavarese. Adiacente al santuario oggi sorge un’Oasi di preghiera, destinata all’accoglienza di gruppi o singoli, per giornate di ritiro.