Un’indagine sui canti dedicati a Maria, in Oriente e in Occidente, nei primi secoli della Chiesa. La propone Sergio Militello, musicista e compositore, fondatore del Centro internazionale Diffusione Musica Sacra, nel volume I primi canti a Maria, in libreria per i tipi dell’Editrice Vaticana.
La figura di Maria, i dogmi, i misteri e le solennità liturgiche a Lei dedicate sono state nel corso dei secoli oggetto privilegiato della contemplazione lirica dei poeti e dei musicisti. L’autore ripercorre così la “mole di produzione scaturita nei primi secoli attraverso stilemi che ci impressionano ancora oggi per bellezza formale, contenuto teologico, afflato poetico e lirico sia nell’opera scritta che in quella cantata”.
«Una piccola enciclopedia mariana», così Gregorios III, patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, definisce l’opera nella sua prefazione. «Maria – prosegue – è nel cuore della devozione popolare, lei è sempre presente in ogni preghiera ed in ogni celebrazione liturgica orientale. In Oriente, non si può pregare senza Maria, la Theotókos (Madre di Dio), in relazione coll’opera salvifica del suo Figlio».
Il canto a Maria ha origini lontane, che si rifanno ai primi secoli dell’era cristiana, mentre sono quasi duemila i canoni in onore della Madonna. Attraverso sei agili capitoli, Militello illustra la nascita delle diverse feste mariane, poi il repertorio liturgico bizantino, le forme poetiche d’Oriente (inno, poema a strofe, canone e tropario) e la lode a Maria nella Chiesa d’Occidente, ripercorrendo il repertorio mariano del canto gregoriano e le antifone mariane.
«Tra l’enorme repertorio mariano maturato in due millenni di cristianesimo – osserva Militello – troviamo testi di incomparabile bellezza che, dai primi cantori d’Oriente e d’Occidente, arriva ai nostri giorni passando attraverso nomi sommi della letteratura italiana (come Dante e Manzoni), laudi popolari e canzoncine religiose di rispetto, fino a nuove composizioni cantate soprattutto nei santuari, vere oasi di spiritualità e devozione mariana».