Si parla di arte, e si evoca la bellezza. Viene spontaneo, naturale perfino. Così, quando una giornalista chiede candidamente al cardinal Scola se anche noi, oggi, in questa società, abbiamo bisogno di bellezza, l’arcivescovo sorride: «Ogni giorno, da quando apriamo gli occhi al mattino a quando ci corichiamo la sera…», risponde. «Ma di quella bellezza – precisa – che è lo “splendore del vero”, capace cioè di innalzarci verso un “oltre”, verso qualcosa di superiore. Proprio come fa la grande arte, appunto. E la divina liturgia».
Al Museo Diocesano di Milano si parla del suo futuro. E lo si fa in una conferenza stampa a quasi 15 anni dalla sua inaugurazione, tracciando un bilancio di quanto è stato realizzato in questi lustri e soprattutto anticipando le importanti novità di cui l’istituzione culturale ambrosiana sarà protagonista. A cominciare dal nome, poiché, come ha annunciato lo stesso cardinale Angelo Scola Scola, il Museo Diocesano sarà intitolato al cardinale Carlo Maria Martini, che così fortemente l’ha voluto e promosso nel corso del suo episcopato.
«Si tratta un omaggio dovuto – afferma l’Arcivescovo -. Oltre che la più ragionevole, è sembrata a tutti anche la scelta più significativa, sia per la Chiesa, sia per la città. In primo luogo perché è stato Martini a promuovere l’idea del Museo, e poi per la poliedricità della sua figura e la sua capacità di dialogare con tanti mondi della cultura. La sua idea era quella di cominciare a far godere la città di questi beni. Ora lavoreremo assieme alla Fondazione Carlo Maria Martini per celebrare al meglio questo fatto». L’intitolazione ufficiale è prevista intorno al 5 novembre, data esatta dell’inaugurazione del Museo, nel 2001.
«La Diocesi – spiega monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura – intende con convinzione continuare a sostenere il Museo Diocesano di Milano, perché la sua mission specifica è unica, avendo l’obiettivo di valorizzare e raccontare attraverso i tesori artistici la storia della fede locale». Un compito che si attua innanzitutto nella conservazione e nella tutela delle opere d’arte, ma anche attraverso una missione simbolica, rendendo cioè fruibili questi tesori al territorio e alle sue culture.
È in questa prospettiva, dunque, che oggi nasce il nuovo progetto chiamato “Chiostri di Sant’Eustorgio”. Proprio nel luogo cioè che la tradizione individua come la “culla” del cristianesimo milanese, il Museo Diocesano di Milano e il complesso basilicale di Sant’Eustorgio, con la magnifica Cappella Portinari e l’antico cimitero paleocristiano, si uniranno in unico, straordinario percorso culturale che verrà valorizzato con attività ed eventi comuni. «Due potenzialità che assieme daranno vita a qualcosa di bello per la città», come evidenzia il cardinal Scola.
A gestire questa nuova “avventura” sarà un comitato scientifico appositamente nominato, coordinato dal presidente della Fondazione Sant’Ambrogio (che gestisce il Museo Diocesano di Milano), Ugo Pavanello, e dal responsabile culturale di Sant’Eustorgio, Luciano Formica, e composta da Sandrina Bandera (già Sovrintendente della Regione Lombardia), Natale Benazzi (scrittore e saggista), Carlo Capponi (direttore dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi di Milano), Giuseppe Frangi (giornalista e critica d’arte), Giovanni Iovane (docente all’Accademia di Brera), Antonio Paolucci (direttore dei Musei Vaticani), Nadia Righi (conservatore del Museo Diocesano di Milano).
Il comitato avrà anche il compito di identificare e proporre la migliore governance a regime per il complesso dei Chiostri di Sant’Eustorgio. Ma in questo periodo transitorio, ad accompagnare la realizzazione delle varie iniziative nel ruolo di responsabile del progetto sarà Gabriele Allevi, già direttore del Museo Diocesano di Bergamo e consulente di varie istituzioni culturali in Italia e all’estero.
«In questi 15 anni di vita – ricorda il presidente Pavanello – molte aziende ed istituzioni hanno sostenuto le attività del Museo Diocesano di Milano. Il primo fra essi rimane tuttavia l’Arcidiocesi, che ha sempre sostenuto il Museo sia attraverso il finanziamento degli ingenti lavori di ricostruzione del luogo, sia con il costante contributo alla gestione ordinaria».
Di “un’oasi di spiritualità” parla invece Sandrina Bandera, già direttore della Pinacoteca di Brera e tra le massime esperte di arte lombarda. «Ma un polo di arte e fede, questo dei Chiostri di Sant’Eustorgio, che deve aprirsi sempre più a quel mondo vivace e attivo che anima la città di Milano. E che deve diventare uno strumento di crescita soprattutto per i più giovani, anche usando tecnologie e strumenti innovativi».
A conferma della sua vocazione di apertura alla città e al territorio, il Museo Diocesano di Milano è una delle sedi della XXI Triennale, unico luogo ecclesiastico fra quelli previsti per l’evento, proponendo una propria mostra – dal titolo “Design Behind Design – che, andando oltre il manufatto stesso, ne evidenzia il profondo contenuto spirituale.
«L’arte come porta del mistero – conclude monsignor Bressan -, linguaggio che dà visibilità alla trascendenza, spazio che apre a una domanda, a una ricerca, alla possibilità di una relazione con Dio». (L.F.)