Amore e dolore mescola Chagall in questo Sacrificio detto di Isacco, riconoscendo in lui la vittima predestinata.
Attesa della parola di Dio, del suo gesto che salva, dice Chagall in questo Sacrificio di Abramo, se si considera il gesto che il padre è chiamato a compiere.
Attesa di Dio, attesa della Sua chiamata a cui dare risposta.
Abramo risponde ed alza il pugnale. Dolore più grande non si può immaginare per un padre: uccidere il figlio.
Inerme Isacco, vittima di una volontà terribile. Difficile fare la volontà del Padre. Difficile dire si, impossibile dire no.
Amore infinito in Abramo e in Isacco, amore che tutto si condensa in quel sì al Signore che mette alla prova. Ma amore ancora più grande quello del Padre celeste, che salva entrambi, perché han risposto alla Sua chiamata.
Questo racconta Chagall nella guache, in cui il colore stempera passioni, lacrime, vicende terrene, e sospende nell’aria quel gesto che un angelo bianco scenderà dal cielo a fermare. L’Angelo annuncia il destino, sia fatta la volontà del Padre.
Tutta la storia dell’uomo si compie fra un sì sussurrato, forse intuito, ma già annuncio di salvezza e di pace.