«Il peso della parola è il silenzio che essa contiene; il peso del silenzio è la parola che esso non ha più bisogno di dire» (M. de Certeau). Per dire parole sagge è necessario lasciare spazio al silenzio e alla riflessione. Dal Discorso di sant’Ambrogio del 2018 è nato lo spunto per il percorso diocesano socio-politico 2019-2020 dal titolo: «Autorizzati a pensare».
Che «il mondo soffre per mancanza di pensiero» lo aveva già segnalato Paolo VI nella Populorum progressio (1967) e richiamato Benedetto XVI nella Caritas in veritate (2009). Solo il pensiero è in grado di dare peso alla parola e di sottrarla al rischio della banalità e della superficialità. Così con il bel gruppo dei partecipanti all’ultima edizione abbiamo provato a metterci in ascolto di parole pensate per trovare tracce che ci consentissero di muoverci dentro l’orizzonte socio-politico.
Davide Maggi, Francesca Balzani e Domenico Bodega ci hanno mostrato piste virtuose per interpretare la politica e l’economia del nostro tempo. Abbiamo dialogato con loro nella due-giorni iniziale dell’ottobre scorso favoriti dallo scenario suggestivo di Villa Cagnola a Gazzada. L’avvio è stato all’insegna del pensare, pregare e condividere un tempo di convivialità.
Johnny Dotti e Andrea Rapaccini ci hanno poi condotto in una riflessione dai grossi risvolti pratici per la società a partire dal loro suggestivo libro L’Italia di tutti che tratta dei beni comuni provando a superare l’alternativa tra pubblico e privato e mostrando forme virtuose già in atto.
L’architetto Stefano Boeri e padre Andrea Dall’Asta ci hanno fatto pensare e sognare una realtà più bella a partire dal ripensamento dell’architettura e dell’arte.
Invece Elena Granata si è concentrata sulle città e su come possono essere riprogettate per diventare luoghi dove la biodiversità può rilanciare spazi che di primo acchito appaiono ormai inutilizzabili. La giornata ha visto i partecipanti chiamati ad attraversare la città e incontrare luoghi e persone secondo le indicazioni che Elena aveva fornito. Così tutti hanno potuto scoprire angoli nascosti e storie belle e ne è scaturito un dialogo vivace e fruttuoso.
Poi l’inizio della pandemia ha fatto saltare un paio d’incontri in programma (ma che recupereremo di sicuro) che avrebbero visto in campo filosofi e studiosi degli affetti. Ci è sembrato invece importante, mantenere, seppur non in presenza fisica, l’incontro finale e che vede un sociologo, un pedagogista sociale e un vescovo che s’incontrano per ragionare su questo tempo.
Cosa ci dice quello che è accaduto? In tanti hanno già portato riflessioni e a questa si aggiungeranno quella di Ivo Lizzola, Ordinario di pedagogia sociale presso l’Università di Bergamo. Un uomo che – vivendo ad Alzano Lombardo – ha visto da vicino il dramma di tante morti. I suoi studi sull’etica della cura s’intrecciano ora con questi fatti recenti. Mauro Magatti, sociologo dell’Università cattolica di Milano, autore di molti saggi, proverà a mostrarci quali prospettive si aprono a partire dal coronavirus. Infine l’arcivescovo si muoverà con uno sguardo più ecclesiale anche tenendo conto dei suggerimenti di un testo come la Laudato si’ che a cinque anni dalla sua uscita continua a parlarci con grande efficacia.
Sono parole che nascono dal silenzio, dalla preghiera e dall’ascolto di vite che soffrono. È un incontro che vuole partire dalla vita e dare voce al dolore che ci ha attraversato tutti.