«Appartengo alla generazione che ha vissuto quella che i francesi chiamano una jeunesse dorée; sono cresciuto nella bambagia. Non ho mai sperimentato la fame, non ho conosciuto la guerra, non ho dovuto far fagotto per recarmi altrove, non ho lavorato di giorno per studiare la sera. Le tragedie le ho sempre viste sullo schermo, comodamente seduto sul divano: erano reali ma riguardavano altri. Godo di ottima salute, abito in una città sicura, posso comprare quello che mi piace, ho visitato il mondo…».
Inizia così «Narrare la pandemia», riflessione del biblista don Matteo Crimella che cita celebri brani degli scrittori Saramago, Camus e Manzoni e una lirica della poetessa polacca Wisława Szymborska.
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