At 8,18-25; Sal 32; Gv 6,1-15
Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda. (At 9,8-9)
Saulo, che gli Atti (9,1) descrivono «spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore», alla fine del brano della liturgia di oggi è presentato disarmato e fragile, riconsegnato alla propria impotenza, quella che ci riguarda tutti. Di fronte alla presenza di Gesù, Saulo – che poi conosceremo come Paolo – rimane senza parole, senza poter vedere, incapace anche di prendere per sé quanto gli è necessario per vivere. Saulo deve essere condotto da altri, come poi sarà accompagnato dalla comunità cristiana e sospinto dal soffio vorticoso dello Spirito Santo. La nostra baldanza è nulla di fronte alla fantasia di Dio; la nostra pretesa di autosufficienza ci fa a volte ritrovare a terra, delusi e stanchi; l’esagerazione con cui ci attacchiamo a verità assolute e intoccabili nate dalla nostra testa è spesso così ridicola… Abbiamo bisogno, tutti, di tornare a riconoscere la nostra fragilità e di lasciarci condurre: lo Spirito ha in serbo novità per ciascuno, ha spazi da farci percorrere per dire di Gesù al mondo. Lasciamoci guidare.
Preghiamo
Dicano i riscattati dal Signore, alleluia:
«Ci ha liberato dalle mani del nemico
e radunato da tutta la terra», alleluia.
(dalla liturgia)