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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Corridoi umanitari

Una famiglia accolta grazie alle comunità ebraiche

Arriva da Aleppo e sarà ospitata in un appartamento. Si amplia l'alleanza di comunità di credenti che, di fronte alla guerra e all'immigrazione, si uniscono per costruire ponti.

27 Gennaio 2020
L'arrivo di profughi in Italia grazie ai corridoi umanitari

Martedì 28 gennaio arriva a Milano una famiglia siriana accolta in Italia, con cartelli di «benvenuto», grazie ai corridoi umanitari. L’accoglienza delle sette persone (genitori con quattro bambini e un parente) è sostenuta dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) e dalla Comunità Ebraica di Milano, i cui membri collaboreranno insieme alla Comunità di Sant’Egidio per l’inserimento nel capoluogo lombardo. Si amplia così l’alleanza tra comunità di credenti che hanno realizzato il progetto promosso dal 2016 da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese.

La famiglia, di religione musulmana, è arrivata all’aeroporto di Fiumicino di Roma con un volo Alitalia e proviene da Aleppo, storicamente città della convivenza tra religioni diverse che da nove anni soffre la tragedia della guerra, dopo un periodo nei campi profughi in Libano. Sono oltre 2400 i profughi accolti con i corridoi umanitari in Italia, siriani in fuga dal conflitto e dal Corno d’Africa; il progetto è in corso anche in Francia, Belgio e Andorra.

A Milano la famiglia sarà ospitata in un appartamento nella zona sud della città: l’accoglienza diffusa rappresenta un elemento decisivo di un progetto, totalmente autofinanziato, che sta favorendo l’inserimento dei profughi arrivati nel tessuto civile e sociale del Paese, nel circuito scolastico per i minori e in quello lavorativo per gli adulti, con grande beneficio per la società.

«Sono molti – spiega Giorgio Mortara, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) – i passaggi della Torah in cui si fa riferimento all’obbligo di aiutare il prossimo, il forestiero. “Se il tuo fratello impoverirà… lo dovrai sostenere: che sia straniero o residente, una volta che viva con te” (Lev. 25,35). È evidente dalle ultime parole che il termine “fratello” iniziale deve avere un’accezione universale. Il malessere di chi arriva da fuori è un punto sensibile per gli ebrei, sollecitati come siamo dalla nostra stessa esperienza storica. Su queste basi è nato l’impegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a sostegno delle comunità che attuano progetti a favore dei migranti/rifugiati. L’iniziativa è pensata quale ideale prosecuzione del lavoro svolto in questo senso già da anni sul territorio dalle comunità ebraiche di Firenze, Torino e Milano e di incentivare la nascita di nuove iniziative in altre realtà. L’obiettivo finale è quello di creare una rete di sussidiarietà e aiuto per migliorare le condizioni di queste persone in grande difficoltà e contribuire alla loro integrazione, contando anche sulla collaborazione con le strutture sociosanitarie e con altre organizzazioni e di volontariato sociale, al fine di aumentare l’offerta di aiuto. Naturale era quindi la collaborazione con le organizzazioni che promuovono i Corridoi Umanitari con le quali le comunità ebraiche già interagiscono a livello locale come Sant’Egidio e la Tavola valdese».

Per il presidente della Comunità Ebraica di Milano, Milo Hasbani, «la Comunità Ebraica di Milano è sempre pronta a mettersi in gioco quando si tratta di aiutare attivamente il prossimo. Ringrazio la Comunità di Sant‘Egidio per averci dato l’opportunità di sostenere una famiglia siriana con 4 bambini piccoli. Abbiamo coinvolto varie Associazioni Ebraiche, come il Bene Berith, l’AME, il volontariato Federica Sharon Biazzi Onlus e i movimenti giovanili della Comunità Ebraica Hashomer Hatzair e Benè Akiva, tutti con grande bagaglio ed esperienze nel campo del volontariato. Spero che questo esempio possa essere seguito anche da altri».

Per Giorgio Del Zanna della Comunità di Sant’Egidio «occorre unire le forze per rispondere a una duplice crisi epocale, la guerra in Siria e l’incapacità delle nazioni europee di dare risposte adeguate all’immigrazione. In un clima segnato dalla logica dei muri e dell’antisemitismo crescente continua una risposta efficace è l’amicizia solidale di comunità di credenti che si uniscono per costruire ponti: è in questo spirito che ebrei e cristiani accolgono questa famiglia musulmana».