«A che cosa servono le monache di clausura?», mi domandavo a 21 anni, quando cominciavo ad avvertire il brivido della chiamata alla consacrazione, ma non avevo ancora chiaro dove Dio mi volesse. Le guardavo con un misto di curiosità e di disprezzo, convinta che «non servissero a niente» e che il mondo sarebbe andato avanti benissimo anche senza di loro, mentre aveva tanto bisogno di persone che si dessero da fare per aiutare gli altri e portare il Vangelo fino ai confini della terra…
Mi capitò un giorno di trovarmi in chiesa durante un furioso temporale, che causò un blackout: per qualche minuto tutte le luci elettriche si spensero. Rimase accesa solo la fiammella della lampada a olio che ardeva accanto al tabernacolo. Fu una grazia: intuii che tutti i cristiani sono «luce del mondo», ma che ad alcuni il Signore chiede di indicare la sua presenza in silenzio, come quella luce gentile, viva, della lampada del Santissimo. Compresi che le monache di clausura non servono a nulla, ma servono il Signore in umile obbedienza alla sua volontà. Non ebbi più paura di «sprecare la vita» mettendola totalmente al servizio del Signore non per «fare», ma semplicemente per «essere».
E ora eccomi qui, da circa vent’anni, in un monastero nel cuore di Milano, circondato dal traffico convulso e dal vortice di affanni della città, come un’isola di silenzio in cui si cerca di ascoltare la voce del Signore e di servirlo con amore nelle umili mansioni della vita fraterna, nell’Adorazione e nella preghiera liturgica che scandisce con le sue melodie il ritmo delle nostre giornate e l’avvicendarsi delle stagioni.
La porta è aperta: chi vuole può fermarsi con noi, per poi riprendere più sereno il suo cammino. Nella Chiesa c’è chi ha il compito di predicare, di fasciare le piaghe delle membra doloranti del Cristo, di educare i ragazzi e di raggiungere i lontani: queste sono le luci più splendenti, simili ai fari che illuminano la navata di una cattedrale; ma non può mancare la fiammella gentile che brilla accanto al tabernacolo, silenziosamente, dicendo con la sua presenza chi è il Signore di tutti, verso Chi siamo incamminati, Chi dà senso e gusto a ciò che facciamo e viviamo.
Oso pensare che questa luce gentile siano i monasteri di Vita contemplativa: un silenzioso segno che indica la presenza di Dio, un dolce richiamo a dedicargli tempo, perché lui ha sempre tempo per noi!