Dopo essere apparso su diverse medaglie coniate nel corso dei secoli, il Duomo di Milano è diventato moneta d’argento. Destinata al collezionismo e di conseguenza coniata con grande cura dall’Officina monetaria italiana, la Zecca, la moneta reca inciso il valore da 10 euro, pesa 22 grammi e alla fonte, la Zecca appunto, si può avere in cambio di 55 euro (nei negozi specializzati, bene inteso, il prezzo di vendita è superiore). Teoricamente la moneta potrebbe essere spesa per il suo valore nominale: 10 euro, ma, ci vuol poco per supporre, visto il prezzo di vendita imposto dal ministero del Tesoro, che nessuno lo farà.
Oltretutto la sua spendibilità, che la legge consente ma buon senso e convenienza sconsigliano, è limitata al solo territorio italiano. A differenza degli spiccioli tradizionali da 1 centesimo a 2 euro, che presentano una faccia comune e l’altra nazionale e con i quali in qualsiasi località dell’area euro si possono fare acquisti, le monete che i singoli Paesi coniano con valore in euro ma utilizzando nominali, metalli e dimensioni differenti, si debbono accontentare di una circolazione limitata all’ambito territoriale. Di fatto siamo in presenza di monete regionali. Ma pur sempre monete.
Come questa da 10 euro che il ministero del Tesoro ha deciso di includere nella sequenza “Italia delle arti”, scritta che è riportata in giro nel rovescio. Assieme a questa, nello stesso filone tematico, è stato realizzato un secondo omaggio monetato individuato nella cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore. In questo specifico caso il conio monetato, opera impeccabile di Annalisa Masini, reca inciso un valore nominale dimezzato: 5 euro. Identica la produzione: 4.000 esemplari battuti in fondo specchio, che sta a significare una lavorazione talmente accurata che permette quasi di specchiarsi.
Dell’ideazione e dell’incisione della moneta celebrativa del Duomo di Milano si è occupata le medaglista Luciana De Simoni. La quale, proprio in questi giorni, per limiti di età, ha appeso il bulino dell’incisione al chiodo. Ha infatti lasciato la Zecca e di conseguenza il conio argentato dedicato alla cattedrale ambrosiana, rappresenta una sorta di suo testamento artistico. Almeno per quello che riguarda le monete tricolori.
Al dritto, ossia il lato della moneta un tempo occupato dal ritratto del sovrano o il simbolo dell’autorità che la emette, è raffigurato il Duomo in tutta la sua monumentale maestà. Con la Madonnina che, data la minuscola dimensione del tondello (34 millimetri di diametro), si può solo immaginare. Al di sotto la scritta “Repubblica italiana”, unitamente ad elementi architettonici del rosone della Cattedrale.
Stupendo il rovescio, il lato sul quale viene inciso il valore nominale, tutto incentrato su un particolare della vetrata del presbiterio. Un capolavoro, che Luciana De Simoni è riuscita a trasferite su metallo in maniera impeccabile. Un summa di elementi architettonici, di figure e di simboli. In alto l’aquila degli Sforza, al centro il sole («Chi è questo sole se non colui che fece splendere i giorni della giustizia, nei quali è nato dalla Vergine il Cristo?», come dice sant’Ambrogio), alla sua destra la Vergine Maria riceve l’Annuncio dall’arcangelo Gabriele e, accanto, di spalle, i santi vescovi Ambrogio e Galdino.