L’origine della Chiesa di Milano in missione è qui. Tutto cominciò ormai sessant’anni fa quando, sulla spinta della pubblicazione dell’enciclica Fidei donum, papa Pio XII lanciava un appello a favore della Chiesa africana che aveva bisogno di preti nei suoi primi e incerti passi immediatamente dopo la primavera delle indipendenze dei nuovi Stati.
Il cuore missionario del cardinale Giovanni Battista Montini non rimase indifferente a questa provocazione e con lui numerosi cuori generosi di preti, diaconi, uomini, donne e famiglie hanno accolto una chiamata nuova e affascinante, lasciando il proprio mondo per servire il Vangelo in Zambia. Con la partenza di don Ernesto Parenti il 15 agosto 1961, primo fidei donum, la Chiesa ambrosiana inaugurava, assieme alla Diocesi sorella di San Bassiano di Lodi, la «Missione lombarda dei Santi Nabore e Felice» a Kariba, terra segnata dalla grandiosa diga sullo Zambesi, nella Diocesi di Salisbury in Rhodesia del Sud, oggi Zimbabwe.
Negli anni successivi ai fidei donum ambrosiani fu affidata l’evangelizzazione della valle dello Zambesi, prima a Chirundu, poi a Siavonga e infine a Lusitu. A Chirundu la Diocesi di Milano si impegnò anche con la costruzione di una piccola clinica rurale (1964) che con il tempo divenne un ospedale, il Mtendere Mission Hospital, oggi affidato alle Suore di Carità di Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa (dette di «Maria Bambina») e che la nostra Diocesi continua a sostenere. Ma ci fu un’ulteriore espansione. Dalla Diocesi di Monze si aprirono missioni all’inizio degli anni Settanta anche nella Diocesi di Lusaka. Prima a Kafue Town e poi a Kafue Estate e solo più tardi a Chilanga.
A quei tempi St. Ambrose Mission contava numeri significativi di missionari, preti e laici, impegnati nell’opera di evangelizzazione. Per alcuni decenni il nostro servizio fu caratterizzato da una certa staticità, causata soprattutto da una ridotta disponibilità numerica del clero locale. Solo dopo il 2000 maturò con chiarezza la coscienza che alcune delle nostre missioni potessero essere passate alla responsabilità del clero indigeno ormai numericamente presente. Così Kafue Town, Chilanga, Kafue Estates e Mazabuka; poi Siavonga, Nampundwe, Monze, Lusitu, St. Maurice a Kanyama – Lusaka – e Chirundu, con la benedizione dei vescovi di Monze e Lusaka sono passate alla responsabilità del clero locale.
Tutto è accaduto un po’ per scelta e un po’ per necessità. La scelta è stata fatta prendendo sempre più coscienza che i fidei donum aiutano una Chiesa per un tempo preciso, fino a quando è utile e le condizioni generali lo richiedono. La necessità è stata la conseguenza della diminuzione significativa dei fidei donum preti e laici inviati in Zambia, e come tutti sappiamo la diminuzione delle risorse umane costringe alla diminuzione del servizio. Ora, ma già da due anni, i fidei donum ambrosiani in Zambia sono presenti in due sole parrocchie. Una nella Diocesi di Lusaka, St. Stephen a Situmbeko, 70 chilomeri a ovest della capitale dove opera, don Angelo Bellati. L’altra nella Diocesi di Monze, a Mazabuka, dove operano don Roberto Piazza e don Stefano Conti.
Alla luce dell’esperienza degli anni trascorsi, osservando le reali necessità delle Diocesi che serviamo e guardando alle nostre forze, ci siamo orientati ormai a prestare il nostro servizio, con il prossimo futuro, solo nella Diocesi di Monze, dove abbiamo iniziato quasi sessant’anni fa e dove esiste ancora un bisogno effettivo di preti. Così tra poco la generosità della Chiesa di Milano, che sostenuta dal suo vescovo, ha deciso di inviare due nuovi preti fidei donum, ci permetterà di aprire due nuove missioni.
Dal primo dicembre don Michele Crugnola è diventato parroco nella parrocchie di Itezhi Tezhi, chi scrive invece a Namalundu, dove dal prossimo anno sarà affiancato da don Giuseppe Morstabilini. Ciò che facciamo nelle nostre comunità è ciò che la tradizione missionaria della Chiesa ci ha insegnato. Proviamo ad annunciare il Vangelo con la consapevolezza che lo Spirito ci ha già preceduto e che comunque accompagna sempre la sua Chiesa, con il desiderio però di scoprire, intravedere e fare tesoro il bello del cammino di questa Chiesa che amiamo e che per questo di tanto in tanto ci fa soffrire.