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Milano

Giovani, tra scuola e lavoro il tempo per fare del bene

«Vivere ogni aspetto della vita in una prospettiva vocazionale promettente per l’umanità»: così l'Arcivescovo al Refettorio Ambrosiano, alla presentazione del bilancio dell’iniziativa “10 volte tanto”, nata dalla “Regola delle decime” proposta nel Discorso alla Città 2017 e applicata da Diocesi, Caritas e Confcommercio

di Annamaria BRACCINI

13 Novembre 2019

Uno spazio di civiltà, bello in tutti i sensi – e, per questo, ormai giustamente famoso – che coniuga generosità, gratuità, farsi prossimo, cultura, impegno sociale e grandi sinergie tra le istituzioni. Non poteva esservi luogo più indicato del Refettorio Ambrosiano per la presentazione di un bilancio dell’iniziativa “10 volte tanto”, nata dalla “Regola delle decime”, proposta nel Discorso alla Città 2017 dall’Arcivescovo, e applicata, nell’alternanza scuola-lavoro, da Diocesi di Milano, Caritas Ambrosiana e Confcommercio. Per questo non hanno voluto mancare all’appuntamento lo stesso Arcivescovo, il presidente di Confcommercio Milano, Lodi, Monza-Brianza Carlo Sangalli e il direttore della Caritas diocesana Luciano Gualzetti.

Le esperienze

Il progetto ha permesso, per esempio, a Irene di impegnarsi nel Centro di ascolto della parrocchia Santa Francesca Romana di Milano, a Cristina di fare volontariato al Centro diurno “Stella Polare” di Monza per l’assistenza al disagio psichico, e a Beatrice di dedicarsi al doposcuola della parrocchia San Giuseppe , a Nova Milanese. Sono loro, studentesse di licei o istituti tecnico-professionali, a raccontare con entusiasmo la loro esperienza, in rappresentanza di quei 44 giovani che hanno scelto diverse diverse realtà di Caritas Ambrosiana -doposcuola, il Refettorio stesso, i Centri di ascolto, la gestione dei social – per offrire il 10% della loro attività al volontariato.

«Non possiamo immaginare tecnici e lavoratori che si estraneino dal mondo – osserva Gualzetti -. Il fatto che questi 44 studenti abbiano fatto colloqui è un segno molto importante. Acquisire competenze, affinarle, scoprirne altre, completare la propria formazione teorico-pratica, avere attenzione per gli ultimi indicano la logica di questa scelta». Il direttore di Caritas ricorda anche la collaborazione con il Servizio diocesano per la Pastorale scolastica diocesana (sono presenti, infatti, don Fabio Landi e don Gian Battista Rota).

Sangalli: «Persone a tutto tondo»

«Educare cittadini responsabili, soprattutto verso le persone più in difficoltà, è ciò che ci interessa», sottolinea Sangalli che richiama il progetto “10 volte tanto” «nato in occasione della visita dell’Arcivescovo in Confcommercio, il 4 maggio 2018, che volevamo avesse una ricaduta concreta sul territorio. Ispirandoci alla “Regola della decima” e applicandola al meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro, tanti ragazzi delle scuole superiori hanno potuto arricchire la loro esperienza, trascorrendo il 10% dei loro stages presso enti e realtà di volontariato».

Poi il rammarico: «È un peccato che il progetto non possa essere rinnovato, perché la nuova normativa non lo permette, ma troveremo altre idee e strade. Avere promosso la vita professionale dei giovani, non solo come carriera, ma con la volontà di essere persone a tutto tondo rendendo di più di quanto si è ricevuto, è fondamentale. Così come avere rafforzato un’alleanza operativa con Caritas Ambrosiana e una spirituale con la Diocesi. Ai giovani auguriamo di diventare donne e uomini capaci di produrre anche senso, perché la vera potenzialità dell’alternanza – e della scuola in generale -, non è solo il “fare”, ma contribuire a far crescere persone, adulti più forti. Prima di seguire qualsiasi propria vocazione, è necessario dare: ecco il senso di un impegno pubblico»..

L’Arcivescovo: «La vocazione è logica del tutto»

Infine, a prendere la parola è l’Arcivescovo che ringrazia e si complimenta con i ragazzi e con «chi è stato capace di fare regista a tutto questo». «Spero che questa alleanza continui: se non sarà più possibile, troveremo altre forme. Il concetto di vocazione è interessante perché sfida tutti noi all’idea che la prospettiva vocazionale non è quantitativa – la “decima” o 10 volte tanto -, ma è logica del tutto. Dovremmo immaginare una visione unitaria, pur nelle tante cose che facciamo ogni giorno. Se invece che separare gli aspetti della vita – il lavoro, il volontariato, gli affetti, il tempo libero – valutassimo il tutto nella logica della dedizione personale avremmo da guadagnarci. Tenendo insieme ogni cosa, siamo chiamati a praticare un’unica logica che qualifica il nostro camminare su questa terra. Avremo così la gioia di essere un io unificato che entra in un noi promettente per l’umanità».

E, a conclusione, arriva il momento conviviale con tanti selfies davanti alla bellissima tavola imbandita dagli allievi della scuola Politecnico del Commercio.

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