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Chiesa

I concistori sono gli autoritratti di un pontificato

Attualmente nel collegio cardinalizio si contano ben 48 religiosi

di Anna SAMMASSIMO

29 Ottobre 2019

Lo scorso sabato 5 ottobre papa Francesco ha riunito i cardinali di Santa Romana Chiesa in concistoro. Si è trattato di un concistoro ordinario pubblico, indetto per la creazione di 13 nuovi porporati. È il sesto in sei anni in cui Bergoglio ha creato 88 nuovi cardinali (70 elettori e 18 non elettori) provenienti da 56 nazioni, 16 delle quali non avevano mai avuto un cardinale prima.

Quest’ultimo concistoro è stato definito da monsignor Angel Ayuso Guixot nella prolusione introduttiva, un “concistoro di religiosi”, proprio per sottolineare la provenienza di gran parte dei nuovi porporati: infatti, attualmente nel collegio cardinalizio ci sono ben 48 religiosi, di cui sono elettori tre gesuiti, un comboniano, un cappuccino, un salesiano, un padre bianco e un membro dell’Opera Don Calabria.

Il concistoro rappresenta tradizionalmente la sede istituzionale nella quale si esercita la funzione collegiale di collaborazione dei cardinali con il pontefice: in esso i cardinali si riuniscono su convocazione del Papa e sotto la sua presidenza.

Il Codice di diritto canonico prevede due tipi di concistori: quello ordinario (come quello dello scorso 5 ottobre), cui sono convocati tutti i cardinali o almeno quelli che si trovano nella città di Roma per trattare di questioni gravi, ma che si verificano abbastanza comunemente, o per compiere determinati atti della massima solennità (come, appunto, la creazione di nuovi cardinali); e quello straordinario, al quale invece sono invitati tutti indistintamente i cardinali e che ha luogo quando lo richiedono peculiari necessità della Chiesa o la trattazione di questioni particolarmente gravi. Solo il concistoro ordinario in cui si celebri una qualche cerimonia può essere pubblico ed in tal caso è ammessa anche la presenza di prelati, legati della società civile ed altri invitati. I concistori ordinari sono riunioni d’indole prevalentemente celebrativa per solennizzare l’annuncio di canonizzazioni, per pubblicare la “creazione” di nuovi cardinali (la creazione vera e propria avviene infatti mediante decreto del Papa formalizzato in una bolla, cioè nel documento pontificio di massima solennità), questioni interne al collegio cardinalizio. I concistori straordinari, con i quali peraltro sono convocati tutti i cardinali (non solo quelli che si trovano a Roma, come avviene per gli ordinari), assumono invece un’effettiva funzione consultiva del Papa in questioni di particolare importanza, ma per il numero dei partecipanti e l’internazionalità dei cardinali tali concistori non sono molto frequenti.

Se la funzione specificamente consultiva del concistoro ordinario è ormai in pratica scomparsa, i cardinali (che, non dimentichiamo, sono un istituto di diritto umano antichissimo, risalente ai primi secoli dopo Cristo) continuano ancora oggi a collaborare con il Pontefice nel governo della Chiesa universale: singolarmente ricoprendo i diversi uffici della Curia romana, e collegialmente nel trattare questioni di particolare importanza. Gli ultimi Pontefici hanno confermato tale tradizione mostrando di avvalersi regolarmente dell’attività consultiva collegiale dei cardinali: si pensi alle assemblee cardinalizie regolarmente convocate da Giovanni Paolo II, oggi santo, nei primi anni del suo pontificato o ai gruppi consultivi e alle commissioni nominate da papa Francesco.

Tutto ciò mostra come questo istituto costituisca ancora oggi un importante punto di riferimento e di aiuto per il Papato nel governo e nella cura quotidiana della Chiesa universale, senza dimenticare che il collegio cardinalizio continua ormai da un millennio a essere l’indiscusso elettore del successore di Pietro.

Se è vero che i concistori sono gli autoritratti di un pontificato, da quelli di papa Francesco emerge innanzitutto l’idea di una Chiesa essenzialmente missionaria, che deve «arrivare a tutti con il balsamo della misericordia, specialmente a chi si sente lontano e ai più deboli», come ha raccomandato lo stesso Pontefice al convegno delle presidenze diocesane di Azione cattolica.

Emerge anche, al tempo stesso, l’idea di una istituzione che rispecchia puntualmente quella singolare fusione tra particolarità e universalità che caratterizza la Chiesa di Roma. Emerge, infine, l’idea di un elettorato per il futuro successore di Pietro eterogeneo e composito sia dal punto di vista geografico che ecclesiale, in quanto rappresentativo non solo dei diversi continenti ma anche dei vari carismi della Chiesa universale.

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