Nm 6,22-27; Sal 66 (67); Fil 2,5-11; Lc 2,18-21
«Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio.» (Fil 2,5-6)
Ci troviamo davanti a un inno cristologico molto bello e, se volessimo metterlo in pratica, sarebbe decisamente impegnativo. Il versetto 5 invita appunto ad avere gli stessi sentimenti di Gesù. Basta solo questo a mettere in discussione la nostra fede e il nostro essere discepoli di Gesù. Noi dobbiamo diventare specchio del volto di Cristo, il nostro modo di vivere e di sentire deve essere come il suo. Il principio della nostra vita concreta è la storia di Gesù: quel che lui ha fatto, detto e vissuto. Per poter avere questi stessi sentimenti di Gesù è necessario essere in una profonda familiarità con lui, una familiarità che nasce dall’ascolto della Parola, dalla partecipazione alla celebrazione eucaristica: tutto questo per dire che non ci si può improvvisare nell’essere cristiani. Il primo sentimento che bisogna coltivare è quello dell’umiltà, del riconoscere che ciò che siamo e che abbiamo l’abbiamo ricevuto da Dio: questo ci fa stare nella pace e nella gioia, certi che così raggiungeremo quella gloria che Dio regala ai suoi figli.
Preghiamo con il Salmo
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
(dal Salmo 63)