Rut 2,19-3, 4a; Sal 17 (18); Est 7,1-6; 8,1-2; Lc 1,57-66
«Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”». (Lc 1,59-60)
Il centro di questo racconto è la questione del nome da dare al bambino. Il nome indica la natura della persona, la sua missione, il suo valore unico e irripetibile. Giovanni significa “Dio fa grazia”; significa dono, grazia, amore di Dio. Nel suo nome c’è tutto il programma che è chiamato a realizzare. Esso indica che Dio sta per dare una prova inaudita della sua misericordia verso gli uomini. Il nome di Giovanni viene da Dio perché è Dio stesso che ha suggerito a Zaccaria di chiamarlo Giovanni. Il nome di ogni figlio, il suo essere, la sua vocazione, il suo destino vengono da Dio. Ogni vita, ogni nascita è dono di Dio. La nascita di un uomo non è mai un caso, è sempre il compimento di un disegno d’amore di Dio. La nostra dignità si comprende solo se guardiamo a Colui dal quale abbiamo avuto inizio e al quale ritorniamo. L’uomo è il prodigio dell’amore di Dio, per questo siamo chiamati a essere nella gioia perché custoditi da un Padre che ci ama.
Preghiamo
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
(dal Salmo 139)