Rut 1,15-2,3; Sal 51 (52); Est 3,8-13; 4,17i-17z; Lc 1,19-25
«Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo. […] Ecco che cosa ha fatto per me il Signore». (Lc 1,20.25a)
La storia della salvezza inizia con l’incredulità del sacerdote: proprio lui, che più degli altri aveva confidenza con il Mistero, si trova spiazzato. La mancanza di fede gli impedisce di accogliere la Parola dell’angelo. Si trova dentro la casa di Dio ma non è pronto a entrare nella storia di Dio. L’angelo gli annuncia che Dio non si ferma alla sua incredulità e, per sua misericordia, realizzerà ciò che ha promesso. La storia della salvezza è il frutto dell’ostinata fedeltà di Dio. Il suo mutismo durerà nove mesi, il tempo della gravidanza di Elisabetta che invece riconosce nel concepimento l’opera del Signore. Ciò che era destinato a non avvenire avviene: Elisabetta dà alla luce un figlio. Le sue parole richiamano in parte il Magnificat di Maria. Il miracolo che Dio ha operato in Elisabetta le ridona la dignità e la gioia della maternità, e imprime un nuovo corso alla sua vita. Per Dio non è mai troppo tardi.
Preghiamo con il Salmo
Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno
a te la mia lode senza fine.
(dal Salmo 71)