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La fede è beatitudine

Sabato della I settimana di Avvento

23 Novembre 2019

Ez 3,22-4,3; Sal 129 (130); Eb 5,1-10; Mt 10,1-6

«Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.» (Mt 10,1)

Dopo aver visto nei capitoli 5-7 il Discorso della montagna, inizia nel capitolo 10 del Vangelo secondo Matteo il secondo grande discorso, il Discorso della Missione, in cui si mettono in risalto tre aspetti: la chiamata dei discepoli, l’elenco dei nomi dei dodici apostoli che saranno i destinatari del discorso della missione e l’invio dei dodici. Successivamente viene descritto lo stile del discepolo nella missione.
Il compito o la missione del discepolo è seguire Gesù, il Maestro, formando comunità con lui e svolgendo la sua stessa missione: scacciare gli spiriti immondi, guarire ogni sorta di malattie e di infermità. Fare come ha fatto Gesù ha però una condizione essenziale: essere chiamati da lui e fare comunità con lui e con chi lui ha chiamato. Il cristiano non è un battitore libero ma può mettere in pratica quello che ha fatto Gesù solo se vive in comunione con lui e con i fratelli. Possiamo chiederci come viviamo queste due dimensioni nella nostra vita: la comunione con Gesù, con i fratelli e la missione e come entrambe si sostengono a vicenda.

Preghiamo

In questo mondo che è tuo, Signore,
perché tua è la terra e ogni cosa che essa contiene,
in mezzo alle fatiche, le lotte, le agitazioni,
donaci di stare davanti a te, faccia a faccia,
grati di guadagnarci il pane con le nostre mani,
orgogliosi di operare
per la continua venuta del tuo Regno. Amen.

(David M. Turoldo)