Gn 28, 10-22; Sal 118 (119), 105-112; Pv 24, 11-12; Mt 7, 13-20
Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato». (Gn 28, 10-13)
Il sogno di Giacobbe è dominato dall’immagine della scala: Giacobbe scopre che il cielo non è separato dalla terra, ma vi è collegato, perché il Signore ha scelto di condividere la sua vita con quella degli esseri umani.
La certezza di quell’alleanza si concretizza con la croce di Gesù: è quella la mediazione definitiva tra Dio e gli esseri umani – non si tratta di una cosa da poco, ma del movimento verso il basso di Dio stesso, che dona la vita morendo sulla croce. La consapevolezza del legame di Dio con la terra, può essere oggi l’occasione per rispondere con gioia, convertendosi, a quell’alleanza.
Preghiamo
Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
Ho giurato, e lo confermo,
di osservare i tuoi giusti giudizi.
dal Salmo 118 (119)