Gn 12, 1-7; Sal 118 (119), 25-32; Pv 4, 10-18; Mt 5, 27-30
Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». (Gn 12,1-3)
Il movimento di Abramo è reso possibile da due aspetti: innanzitutto la sua capacità di abbandonare ciò che ha a che fare solo con il passato, aprendosi al futuro; soprattutto, però, il suo percorso trova senso perché ha una meta, che consiste nella benedizione promessa dal Signore, che si realizzerà con la discendenza – senza quella promessa non sarebbe possibile, né sensato, l’abbandono delle sicurezze.
Ugualmente nel cammino di quaresima: non si tratta di rinunciare a qualcosa per il solo dovere di farlo, ma la mèta – la Pasqua, nella quale si celebra il dono della vita da parte del Signore – spinge ad abbandonare tutto ciò che sarebbe di intralcio al pieno godimento di quel dono.
Preghiamo
Ho aderito ai tuoi insegnamenti:
Signore, che io non debba vergognarmi.
Corro sulla via dei tuoi comandi,
perché hai allargato il mio cuore.
dal Salmo 118 (119)