Link: https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/celebrazione-penitenziale-quaresima-2025-2830776.html
Percorsi ecclesiali

La Quaresima ambrosiana 2025

Sirio 10 - 16 marzo 2025
Share

Sacerdoti

«Mettiamo le nostre mediocrità davanti a Dio, così saremo perdonati»

Così l'Arcivescovo al clero ambrosiano riunito in Duomo per la consueta celebrazione penitenziale di inizio Quaresima, quest'anno con il titolo «Camminare insieme nella speranza»

di Annamaria BRACCINI

11 Marzo 2025

«Camminare insieme nella speranza». È stato questo il titolo, con le parole del Papa nel suo messaggio per la Quaresima 2025, dell’ormai tradizionale celebrazione penitenziale per il clero che, per il decimo anno, ha visto riunirsi in Duomo un gran numero di presbiteri ambrosiani – tra cui tutti i membri del Cem e i Canonici del Capitolo metropolitano -, diaconi e religiosi.

Presieduta dall’Arcivescovo, la celebrazione, guidata dal penitenziere maggiore della Cattedrale e responsabile del Servizio per la Pastorale liturgica, monsignor Fausto Gilardi, si è aperta con l’introduzione del vicario episcopale per la Formazione Permanente del Clero, monsignor Ivano Valagussa, che ha richiamato come «senza speranza non andiamo da nessuna parte, non abbiamo la forza di muoverci e di condividere le fatiche del viaggio, mentre questa celebrazione penitenziale accende in noi la speranza perché diventa l’incontro con il Signore nostra speranza». 

Poi, dopo la lettura di alcuni stralci della Bolla di indizione del Giubileo e l’ascolto della Parola, è stato il vescovo Mario a intervenire per l’esame di coscienza.  

L’intervento dell’Arcivescovo

In riferimento alla Lettera di san Paolo ai Romani con le tante domande espresse dall’apostolo al capitolo 8, monsignor Delpini, ha subito osservato.

«Ci sono troppo domande in questo brano, evidentemente retoriche, che rivelano la pervasività cosi incontrollata del male, una imponenza così opprimente, che inducono a sospettare che siamo separati dall’amore di Cristo, oppure che l’amore di Cristo e la potenza del Dio che ci ha scelto non siano sufficienti per farvi fronte. Siamo considerati come pecore da macello. Coloro che Dio ha scelto sono, dunque, tentati di trarre, dalla situazione in cui si trovano e dall’esito del loro impegno, la costatazione che la fiducia sia una illusione e che la fede sia un presupposto indiscutibile, ma di fatto inutile. A quante cose si deve pensare, quanti problemi si devono affrontare, come sono complicate tutte le procedure, quante persone, iniziative, scadenze: ci riconosciamo vinti. Siamo tirati qua e là da tutto quello che succede. Siamo distratti».

Anche, sottolinea l’Arcivescovo, nella preghiera.

«La preghiera sbrigativa o ridotta ad adempimento, la chiacchiera superficiale, i giudizi espressi a slogan, l’abolizione dell’esame di coscienza, la navigazione su internet indisciplinata a inseguire l’ultima notizia o a curiosare nella volgarità, lo sguardo che guarda tutto e tutti e non vede niente oltre l’apparenza, hanno la loro radice nella distrazione».

«L’amore piccolo»

Da qui la «risposta all’amore di Dio che può essere definito “l’amore piccolo”. Quello tiepido, né caldo né freddo: quel modo di amare Dio che può anche fare a meno di Dio, con Gesù che si custodisce non più come un fuoco che arde, ma piuttosto come la fotografia del fuoco che fu in anni passati. L’amore piccolo è quel modo di stare alla presenza del Signore, in chiesa o fuori chiesa, come gente di passaggio, per cui non ci si si commuove; quel modo di ascoltare la Parola di Dio come pagine già conosciute, per cavarne qualcosa da dire agli altri, ma rimanendo una terra deserta, arida e senz’acqua. L’amore piccolo ha consigli per tutti, risposte a ogni domanda e accoglie le richieste di preghiera come una convenzione, ma restando indifferenti. La noia della preghiera, il senso di solitudine di alcune ore del giorno, la sfiducia hanno la loro radice nell’amore piccolo».

I rimedi alla sfiducia e alla distrazione

E se, in genere – suggerisce il vescovo Mario – «i preti e i diaconi non commettono gravi peccati, la sfiducia, la distrazione e l’amore piccolo son veri peccati».

«Le nostre mediocrità si riconoscono solo se si mettono davanti a Dio, altrimenti rimangono un’occasione di buoni propositi, mentre sono peccati e possono essere perdonati. Il Giubileo ci introduce nella fiducia sconfinata nella misericordia di Dio. Il rimedio alla sfiducia è la comunione con Dio in Gesù Cristo che si è consegnato per noi. Una comunione personale e irrinunciabile».  

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

E così il rimedio alla distrazione «è essere vincitori grazie a Colui che ci ha amati, tenendo fisso lo sguardo su Gesù. I tanti impegni e le cose, pure interessanti che ci offrono le persone e i mezzi di comunicazione, devono essere unificate da questo sguardo. Il rimedio all’amore piccolo è il mistero di Cristo Gesù che è morto, risorto, alla destra del Padre e intercede per noi donandoci il suo amore».

L’impegno penitenziale per il Clero

A conclusione di questo momento, la preghiera personale e comunitaria e le confessioni individuali, con tanti sacerdoti e religiosi confessori e comunque piccole code che si formano vicino alle semplici sedie poste qua e là in Cattedrale per la celebrazione del sacramento della Riconciliazione, accompagnato dalle note dell’elevazione musicale eseguite da due concertisti del Conservatorio e da brani del messaggio quaresimale del Papa, per cui si prega più volte in questo momento così delicato. Confessioni nelle quali non viene proposta una penitenza personale, in quanto è l’Arcivescovo a indicarla a tutto il Clero con l’«Actio».     

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

«Viviamo il nostro Ministero come ministero di consolazione per raggiungere le persone che vivono momenti di desolazione e di tristezza, non con un incoraggiamento superficiale, ma con la Parola che viene dal Signore. Vi invito a preparare con accuratezza l’omelia della V domenica di quaresima, detta “di Lazzaro” e del Venerdì santo, perché siano preparate con l’idea di dire in che modo la nostra parola di commento alle Scritture sia di consolazione a coloro a cui ci rivolgiamo. Si può immaginare che siano scritte e consegnate a chi possono fare del bene. Per coloro che non pronunciano omelie, in quanto diaconi o concelebranti, chiedo di scrivere un biglietto di augurio di Pasqua da inviare a qualcuno che ha bisogno di essere consolato».  

La testimonianza di don Gregorio Valerio

Al termine dell’«Actio» e dell’invocazione, in comunione con i preti anziani e malati, del dono dell’indulgenza da parte del «Clero radunato in Duomo, chiesa giubilare», è la testimonianza di don Gregorio Valerio, letta da don Tarcisio Bove, a dare voce a tutti coloro che, appunto, sono avanti con l’età e soffrono.   

«L’ordine sacerdotale mi ha buttato nelle tante cose da fare che oscuravano il traguardo finale della vita. Però li ho visti sempre come impegni transitori per la realizzazione di sé, ma non è mai venuta meno l’idea che l’unico bene sia solo Dio. Questa casa, seppure così affascinante, non è che un campeggio provvisorio: ogni giorno recito la preghiera di Paolo VI a Gesù «Tu ci sei necessario», e quella di papa Giovanni Paolo II che dice che nell’Eucaristia «ti sei fatto farmaco per l’umanità».

Infine, è l’Arcivescovo a ricordare l’importanza della colletta raccolta nella Messa Crismale per l’Opera Aiuto Fraterno con la necessità di contribuirvi, e a richiamare l’invito a riflettere sulla possibilità di essere sacerdoti “fidei donum” «per andare in altri Paesi a condividerne la fede e la cultura, in particolare sostituendo qualcuno che torna dal Perù e dal Camerun».  

Leggi anche

Milano
celebrazione penitenziale clero

Il clero ambrosiano inizia la Quaresima con la gioia del perdono

Martedì 11 marzo alle 10 in Duomo la celebrazione penitenziale presieduta dall’Arcivescovo, che per preti e diaconi avrà anche il valore di pellegrinaggio per chiedere il dono dell’indulgenza giubilare

di monsignor Ivano VALAGUSSA Vicario episcopale per la Formazione permanente del Clero