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Sirio 10 - 16 marzo 2025
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Sant'Ambrogio

Delpini ai Focolari: «Siete angeli inviati per dare ragione della speranza»

In Basilica la celebrazione eucaristica ecumenica presieduta dall'Arcivescovo per il Movimento fondato da Chiara Lubich, chiamato «ad annunciare le buone ragioni per donare la vita e generare il futuro»

di Annamaria BRACCINI

5 Marzo 2025
L'Arcivescovo durante la celebrazione (Agenzia Fotogramma)

«Il Movimento dei Focolari è composto da molti angeli che sono inviati per annunciare le buone ragioni per donare la vita e generare il futuro: le buone ragioni della speranza. Ma tu che angelo sei? Come ti chiami? A chi sei inviato?». È una domanda impegnativa, quella che l’Arcivescovo lascia ai molti aderenti e a tutti coloro che condividono, con diversi carismi di vita, la spiritualità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, scomparsa il 14 marzo 2008, che si riuniscono nella Basilica di Sant’Ambrogio per la celebrazione eucaristica ecumenica nei giorni che ricordano la morte della carismatica fondatrice.

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«La sua parola è fonte di meditazione e principio di discernimento», si dice nel saluto di benvenuto all’Arcivescovo, all’inizio della Messa animata al meglio dal coro e concelebrata da una decina di sacerdoti, tra cui i presbiteri vicini ai Focolari, l’abate della basilica monsignor Carlo Faccendini, il vicario episcopale per la Vita Consacrata monsignor Walter Magni e monsignor Luca Bressan, vicario per il Coordinamento Associazioni, Movimenti e Gruppi. Tra i fedeli presenti, figure rappresentative del Movimento a livello ambrosiano e lombardo, impegnate anche in organismi centrali diocesani, molti giovani e rappresentanti del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano (con il vicepresidente Francesco Castelli, in rappresentanza del presidente padre Traian Valdman), e del Forum delle Religioni, proprio per il carisma di dialogo e pace tra le religioni da sempre voluto da Lubich come caratteristico dei Focolari. In prima fila siede padre Ambrogio Makar, archimandrita del patriarcato di Mosca a Milano.

Un momento della Messa (Agenzia Fotogramma)

Un’umanità triste

A tutti si rivolge monsignor Delpini nella sua omelia, ispirata dal brano evangelico del Vangelo di Marco al capitolo 12: è l’episodio della donna vedova di 7 fratelli, sposati l’uno alla morte del precedente, per la legge del levirato, proclamato poco prima nella Messa celebrata, non a caso, secondo il formulario della “Chiesa dalle Genti” nella II Edizione del Messale ambrosiano.

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Uomini che non vollero figli per paura di un vincolo troppo grande, come quello definito da monsignor Delpini “Meschino”, o per la paura della società complicata «in una situazione economica così precaria» – detto “Cauto” – o, ancora, per il futuro incerto, come accade al “Pessimista”. E, poi, quello troppo vecchio che si chiamava “Canuto”, e chi «non credeva che la vita meritasse di essere donata» ed era “Disperato”. Infine, il sesto marito che si riteneva troppo povero, chiamato “Calcolo”, e il settimo che non ebbe figli «perché preferiva la solitudine alla compagnia e alla vivacità dei bambini: “Individualismo”».

Insomma, la metafora triste «di una mentalità che non riesce a generare e che ben rappresenta l’umanità che non vuole futuro e che vive dalle nostre parti», secondo quanto spiega l’Arcivescovo. Eppure non un’umanità senza speranza. Infatti, dice ancora, «per dare un futuro all’umanità furono mandati i sette angeli dell’annunciazione».

Gli angeli dell’annunciazione 

Sette angeli con nomi allusivi, che richiamano i 7 mariti senza figli al valore «di una vita fatta per essere donata, di una libertà chiamata all’impresa esaltante di aggiustare il mondo», all’incontro con Dio «e alla bella stagione, che è ogni stagione, per chi vive nella speranza». «Dio è fedele alle sue promesse: perciò sei autorizzato a sperare la vita eterna, a desiderare la vita felice, a generare la libertà, a rispondere alla vocazione alla comunione», come dice l’angelo Desiderio all’uomo Disperato.

Questo, quindi, anche il mandato di donne e uomini del Vangelo, testimoni della speranza del Terzo millennio, inviati per le strade del mondo ad annunciare il Signore con fiducia perché «tutti siano uno» nella pace e fratellanza universale.

Come si è reso evidente, al termine della celebrazione, nel momento conviviale vissuto da tutti nei locali dell’oratorio di Sant’Ambrogio. E così come, appunto, volle Chiara Lubich e prosegue il Movimento dei Focolari, presente anche a Milano fin dagli anni del secondo dopoguerra con 3 Focolari sul territorio – 2 femminili e uno maschile, luoghi dove abitano i membri che fanno i voti di povertà, castità e obbedienza -, cui si aggiungono coloro che emettono promesse di povertà, castità e obbedienza, vivendo in famiglia, e gli aderenti, che condividono la spiritualità del Movimento.

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