Un faccia a faccia tra coetanei per comprendere le dinamiche dell’integrazione. Il 26 e 27 febbraio anche la Fom sarà protagonista al Social Innovation Campus, la due-giorni dedicata ai temi dell’innovazione sociale che ogni anno coinvolge migliaia di studenti a MIND, il polo della ricerca che ha preso il posto di Expo 2015. Qui Fondazione Triulza, la rete di realtà del Terzo settore che ha raccolto l’eredità dell’esposizione universale sui temi che toccano direttamente la vita delle comunità, ogni anno presenta alle nuove generazioni le idee a maggior impatto sociale. Non solo su tecnologia e ambiente ma anche nel campo dei diritti, imprese sociali, cittadinanza attiva.
E un esempio concreto di solidarietà e di iniziativa lo stanno dando ormai da qualche mese i volontari dell’oratorio milanese di San Giovanni Battista alla Bicocca, che hanno risposto all’appello di Caritas per accompagnare con attività e laboratori a loro dedicati quei minori stranieri non accompagnati già seguiti dalle strutture di pronta accoglienza del Comune di Milano ma non ancora inseriti direttamente nelle comunità per minori. Così il progetto Dimbaleh Nyu (“aiutiamoci” in lingua Wolof, l’idioma del Senegal) avviato da Fom e Caritas già portato alcuni di questi ragazzi (gli ospiti del centro diurno attivato presso la Bicocca sono circa una ventina) anche a fare gli animatori o a partecipare al campeggio estivo dell’oratorio.
«Racconteremo dunque come l’oratorio, con i suoi strumenti, riesce a intercettare e a proporre risposte per un bisogno emergente, affiancando ai servizi offerti a questi ragazzi la presenza dell’intera comunità», anticipa il direttore della Fom don Stefano Guidi, che nel pomeriggio di mercoledì 26 parteciperà a Cascina Triulza a una conversazione sul volontariato, presentando appunto l’esperienza di gratuità degli oratori.
Per chi arriva in un paese completamente diverso dal proprio, infatti, tutto è nuovo. E le possibilità di integrazione passano anche dalla disponibilità di chi accoglie di mettersi nei panni dei nuovi arrivati, per toccare con mano le sfide più concrete dell’integrazione. È questa l’esperienza che le educatrici di Fom e Farsi prossimo proporranno agli studenti presenti a Mind, coinvolgendoli in un incontro alla pari con i loro coetanei arrivati da poco in Italia. Alcuni dei ragazzi che partecipano regolarmente al centro diurno della Bicocca racconteranno qualcosa delle loro città d’origine, parlando però solo nella propria lingua-madre. Un semplice trucco che porterà così anche gli studenti italiani, alla pari dei nuovi arrivati, a sentirsi stranieri, e a dover avviare sul momento uno scambio interculturale, scommettendo sulla comprensione reciproca.
«Solo alla fine, se le classi che incontriamo mostreranno interesse e disponibilità, qualcuno dei ragazzi racconterà la propria storia di migrazione; in questa occasione ci interessa però porre l’accento non tanto sul momento presente», precisa Marta Galimberti, educatrice di Farsi prossimo e responsabile del progetto Dimbaleh Nyu. I ragazzi delle scuole incontreranno quindi una realtà che riguarda molti loro coetanei arrivati da poco in Italia, e coglieranno le difficoltà che affronta chi non conosce quasi nulla di un nuovo luogo o di una nuova lingua.
«Seppur in una cornice diversa, già adesso i minori stranieri che seguiamo vivono una quotidianità molto simile a quella dei ragazzi italiani: studiano, giocano a calcio, frequentano l’oratorio», sottolinea Galimberti. «Partire dalla loro esperienza concreta – chiarisce l’educatrice – ci permetterà anche di evitare l’etichetta della compassione. Ci interessa invece far cogliere ai ragazzi che incontreremo la possibilità di uno stile di accoglienza diverso, dove ciò che conta non è tanto come, o da dove l’altro è arrivato, ma cosa si può fare insieme».
Mettersi dunque nei panni degli altri, ma soprattutto a fianco agli altri per iniziare qualcosa di nuovo. «Il progetto che racconteremo a Cascina Triulza ha in sé tutti gli elementi qualificanti, tutti gli ingredienti che sono propri dell’esperienza dell’oratorio», osserva don Guidi: dall’accoglienza fino al pranzo insieme ai volontari, o all’invio a casa alla domenica, per i ragazzi di Dimbaleh Nyu il centro diurno non offre quindi solo una serie di servizi per l’integrazione: l’esperienza dell’oratorio offre loro la possibilità di un’amicizia, di una relazione sociale significativa, attraverso il coinvolgimento di tutta la comunità.