Il terzo giorno del pellegrinaggio ha come destinazione il cuore dell’esperienza: Nicea, Iznik in lingua turca, a nord-ovest della parte asiatica della penisola anatolica. Nel tragitto in bus abbiamo avuto modo di ascoltare tre approfondimenti.
Mariagrazia Zambon, fidei donum da 24 anni a Konya (centro-sud), ha raccontato l’esperienza della sua piccola comunità di 40 cristiani in una città di due milioni e mezzo di abitanti. Lì, afferma, viviamo la «spiritualità della porta aperta» mostrando la testimonianza di una comunità caritatevole e dialogante.
Don Lorenzo Maggioni si è occupato di presentare la “folkloristica” figura della confraternita sufi dei dervishi danzanti e in particolare la vicenda storica e spirituale del fondatore Rumi (XIII sec.).
Don Pierluigi Banna si è concentrato sul profilo storico-teologico del Concilio di Nicea e delle sue conseguenze, analizzandole dal punto di vista del santo vescovo Atanasio.
Prima tappa a Nicea è stata la visita di Santa Sofia, oggi piccola moschea, che sorge sul luogo della chiesa che ospitò il secondo Concilio di Nicea, quello del 878.
A seguire, presso l’auditorium del Comune di Iznik, abbiamo incontrato l’Arcivescovo di Smirne, monsignor Martin Kmetrv Kmetec. Il Vescovo, rispondendo anche alle nostre domande, ha brevemente descritto la situazione della Chiesa in Turchia: oggi i cristiani sono circa 200 mila (la Turchia conta 85 milioni di abitanti), con 6 vescovi di cui 3 latini. Il cristianesimo qui sta vivendo momenti difficili, dato che molti emigrano e le vocazioni sono in calo (tra sacerdoti e religiosi non si arriva neppure a cinquanta). Complessa è anche la questione della proprietà, dato che la Chiesa non è riconosciuta come entità giuridica. Però non ci si arrende. Intenso è infatti il lavoro per formare i laici, questo anche perché la comunità sia effettivamente una «Chiesa locale» e non solo dipendente dagli aiuti stranieri (in questa scia si pone anche il percorso in atto, complesso e stimolante, di traduzione in turco del Messale).

L’intervento di monsignor Martin è stato inframezzato dal cordiale saluto del Sindaco di Iznik, il quale non ha potuto trattenersi ulteriormente in quanto impegnato con la delegazione vaticana che sta preparando la visita di papa Francesco a maggio.
Nel ringraziamento conclusivo a monsignor Martin, Delpini ha richiamato le figure di monsignor Antonio Padovese e don Andrea Santoro, ambrosiani, che in queste terre sono stati uccisi, rispettivamente nel 2010 e nel 2006.
Prima del pranzo ci siamo poi trasferiti presso il lago Iznik dove, a 20 metri dalla riva e 2 metri sott’acqua, sono presenti i resti della basilica che presumibilmente fu eretta immediatamente al termine del primo Concilio niceno. Qui ci siamo raccolti per un momento di preghiera, soffermandosi sul brano di Gv 21, aiutati dal commento di monsignor Valagussa e per rinnovare la nostra fede con il Simbolo Niceno-Costantinopolitano.
Nel primo pomeriggio, lasciandoci alle spalle il sole tiepido, siamo ripartiti per Calcedonia, quartiere della parte asiatica di Istanbul, accompagnati da una consistente nevicata. La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica nella chiesa dell’Assunzione costruita sul colle dove, in un luogo non meglio precisato, sorgeva la basilica in cui fu celebrato il Concilio di Calcedonia.
foto don Marco Ferrari