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Percorsi ecclesiali

Un nuovo Giubileo

Sirio 10 - 16 marzo 2025
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Milano

La grande festa degli Scout in Duomo

In 6000 tra giovani e giovanissimi, in rappresentanza di sigle presenti in tutta la Diocesi e anche in Lombardia, hanno gremito la Cattedrale per la celebrazione giubilare presieduta dall’Arcivescovo, che li ha incoraggiati: «Gesù ha stima di voi, vi vuole bene, cercate tra voi l’amabilità»

di Annamaria BRACCINI

24 Febbraio 2025
Il saluto dell'Arcivescovo all'inizio della celebrazione (Agenzia Fotogramma)

L’affetto che si percepisce ovunque, l’allegria fatta di sorrisi, le divise che colorano la Cattedrale, i cappelli e cappellini tipici delle varie età. E poi i fazzoletti, anzi i “fazzolettoni” di differenti tonalità intrecciati al collo (anche dei sacerdoti), a indicare provenienze e gradi, i simboli, le insegne, i canti tradizionali scanditi al meglio dai cori. È una festa di gioia e di profonda fede, una grande festa dell’infanzia e della gioventù – ma sono anche tantissimi gli adulti e i “senior” con i capelli bianchi, in pantaloncini corti a sfidare il gelo della Cattedrale – quella che si celebra in un Duomo gremito come non mai per il Giubileo degli Scout.

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La celebrazione per i 6000 in Duomo

Una “prima volta” che vede riunite tutte le sigle presenti in Diocesi e molti gruppi provenienti da altre province lombarde, in una data particolarmente significativa, all’indomani dell’annuale Thinking day, celebrato in tutto il mondo, il “Giorno del Ricordo”, l’anniversario della nascita, nel 1857, di Robert Baden Powell, fondatore dello scoutismo.

Agenzia Fotogramma

Una proposta accolta con entusiasmo dall’Arcivescovo, che presiede l’Eucaristia, e subito estesa a tutte le associazioni presenti nei nostri territori: l’associazione italiana guide e scouts d’Europa cattolici; l’Agesci, associazione guide e scouts cattolici italiani; il Cngei-Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani, l’Aggs, associazione gruppi guide e scout, il Masci-movimento adulti scout cattolici italiani, i Foulard Bianchi e gli Scouts et guides de la mission catholique francophone de Milan, una «vera unicità nel panorama internazionale».   

E quindi la stessa celebrazione – concelebrata da una ventina di sacerdoti, tra cui don Luigi Marcucci, assistente del distretto Lombardia Ovest degli Scout d’Europa, padre Alberto Casella, domenicano assistente regionale Agesci, e monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per i Movimenti e le Associazioni – non poteva che essere all’altezza delle aspettative, andando anzi oltre, con la presenza di oltre 6000 bambini, ragazzini, ragazzi e guide – cui va un ringraziamento particolare per la loro opera educativa che non conosce giorni di festa e riposo – seduti ovunque, anche per terra, come, davanti all’altare maggiore, le tante “Coccinelle”, le più piccole con il loro tipico copricapo rosso a macchioline nere. Salutate, come tutti gli altri, in un percorso che copre le navate, fino all’ingresso del Duomo, dall’Arcivescovo che arriva con anticipo proprio per qualche momento informale tra i bimbi, gli adolescenti e i più grandi, appunto «le guide che si fermano oggi per un pensiero, un messaggio di fratellanza, di gioia e di speranza», come viene detto.   

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Poi, in un tempo incredibilmente breve, dal frastuono si passa al silenzio, quando tutti recitano composti il Padre Nostro e l’Ave Maria per il Papa in queste ore di apprensione. Con quella preghiera, e vicinanza al Signore nei Sacramenti, quell’atteggiamento del cuore che l’Arcivescovo raccomanda, nella sua omelia, come necessari per vivere a pieno il Giubileo.    

La stima, la benevolenza, l’amabilità

Dal Vangelo di Marco al capitolo 2, con lo sguardo che Gesù rivolge al pubblicano Levi, prende spunto la riflessione di monsignor Delpini: «Gesù vi aiuta a guardare gli altri per avere stima di voi. Gesù ama, ma non giudica, si interroga sulla direzione che io, tu, stiamo dando alla nostra vita. Gesù vede Levi che fa un mestiere che lo rende odioso, ma ha stima di lui. Gesù mi guarda e ha stima di me, anche se io ho l’impressione di non valere niente e che nessuno si aspetti da me qualche cosa di buono».

L’omelia (Agenzia Fotogramma)

Poi, la «benevolenza», il secondo termine che il vescovo Mario indica ai ragazzi e alle loro guide. «Gesù guarda e non giudica; è santo, ma non giudica. Considera anche coloro che fanno del male come infelici che devono essere consolati. La benevolenza di Gesù guarda anche voi e vi dice che vi vuole bene. A volte pensate di essere uno schifo, perché avete deluso papà e mamma o non siete stati all’altezza, invece Gesù insegna a guardare agli altri, cercando, non quello che fa arrabbiare, ma il bene che c’è in ciascuno».

Infine, terzo: «l’amabilità», per cui l’Arcivescovo si rivolge a ognuno: «Gesù chiama anche me, trova quello che mi rende amabile ai suoi occhi. Cerca una relazione buona. Gesù desidera stabilire un rapporto: questa è la vocazione. C’è una strada che devi percorrere: partecipa della vita di Gesù, della sua speranza e della sua Pasqua. Dite: “Anch’io posso esercitarmi nella pratica della amabilità; riconoscere nelle persone che mi stanno intorno i tratti che le rendono amabili”. Ti è sempre possibile stabilire un rapporto personale».

«In ogni incontro c’è una chiamata alla fraternità, a stabilire rapporti, a condividere la vita. Ogni persona ha tratti che lo rendono amabile e fanno desiderare l’incontro – prosegue -. Costruisci amicizie, perché insieme si può andare lontano. La paura la vergogna: tutto puoi deporre qui davanti al Signore per costruire il mondo e la pace». Specie nell’anno di grazia che è il Giubileo «che vuole dire sentirsi accolti e perdonati».   

Le preghiere dei fedeli (Agenzia Fotogramma)

Il «grazie» finale 

A conclusione della celebrazione, il saluto di ringraziamento è portato da don Marcucci e da padre Casella con il dono all’Arcivescovo del “Libro dei Capi” scritto dal fondatore: «Ce l’abbiamo fatta, dopo tanti mesi di preparazione. Grazie a tutti e specialmente al nostro Arcivescovo. Stasera siamo qui come una sorta di pattuglia inter associativa ed è qualcosa di bello e grande per i nostri ragazzi: che questa celebrazione sia la prima di altre iniziative per il futuro, perché abbiamo scoperto che ciò che unisce e infinitamente maggiore di ciò che ci divide», sottolinea don Marcucci.  

Da parte sua, l’Arcivescovo, prima della benedizione, aggiunge. «Voglio dire una parola di particolare gratitudine ai preti e agli assistenti e la mia ammirazione per i “capi”, ragazzi e ragazze che hanno un compito impegnativo e serio». E scatta subito l’applauso fragoroso.  

 

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