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Sirio 10 - 16 marzo 2025
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Milano

Don Giussani e Cl, testimoni della fecondità dell’affidamento al Signore

In Duomo l’Arcivescovo ha presieduto la Messa in suffragio del Servo di Dio a 20 anni dalla sua morte, nel 43° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e liberazione

di Annamaria BRACCINI

13 Febbraio 2025
L'Arcivescovo saluta i fedeli al termine della celebrazione (foto Fraternità di Comunione e Liberazione)

«Grazie del vostro dedicarvi alla Chiesa, al Movimento, alla testimonianza nel mondo». Nella celebrazione che presiede in Duomo per il 20esimo anniversario della morte di monsignor Luigi Giussani (22 febbraio 2005) e nel 43esimo del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione (11 febbraio 1982), l’Arcivescovo saluta così le migliaia di persone che varcano la soglie della Cattedrale – molte rimangono anche all’esterno – e che si collegano da remoto per la Messa, una delle molte celebrate in questi giorni, con le stesse intenzioni, in tante parti del mondo.   

La navata del Duomo gremita (foto Fraternità di Comunione e Liberazione)

La celebrazione

Amici, aderenti, simpatizzanti di Cl di ogni età, anziani e giovani, famiglie intere, che giungono da diverse zone della Diocesi e che si ritrovano per un appuntamento ormai tradizionale nel nome del fondatore, il servo di Dio Luigi Giussani di cui si sta svolgendo la Causa di beatificazione che «speriamo di vedere presto giungere a conclusione», aggiunge l’Arcivescovo rivolgendosi ai fedeli e alla cinquantina di sacerdoti che concelebrano l’Eucaristia. Tra loro tre Vescovi – gli ausiliari monsignori Giuseppe Vegezzi e Luca Raimondi, e monsignor Massino Camisasca -, don Julián Carrón (primo successore di Giussani alla guida della Fraternità), il Moderator Curiae monsignor Carlo Azzimonti, il vicario episcopale monsignor Luca Bressan, don Mario Garavaglia (assistente ecclesiastico diocesano del Movimento), il responsabile del Servizio per le Cause dei Santi monsignor Ennio Apeciti e l’assistente diocesano dell’Azione Cattolica ambrosiana don Cristiano Passoni. Nelle prime file, il fratello del Servo di Dio, Gaetano, e i nipoti, Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Cl, appena riconfermato dal Papa per un secondo mandato quinquennale, Raffaele Cattaneo, sottosegretario di Regione Lombardia con delega alle Relazioni Internazionali ed Europee e, per il Comune, l’assessore Guido Bardelli. 

L’Arcivescovo durante l’omelia (foto Fraternità di Comunione e Liberazione)

Dalla pagina del Vangelo di Marco con l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci si avvia l’omelia dell’Arcivescovo, nella sottolineatura dei discepoli che, di fronte alla folla immensa e affamata di 4000 persone e ai soli sette pani e pochi pesci da distribuire, dichiarano la loro «indifferenza», «autoreferenzialità, scoraggiamento, giudizio e disprezzo», dicendo. «Questi 4000 non meritano la tua compassione, Signore. E neppure la nostra. Sono gente inaffidabile. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo chiamare le cose con il loro nome e giudicare il mondo per quello che è».

«Quelli del numero 7»

E se «il numero 7 è il numero dell’inadeguatezza, della povertà e un argomento per la loro inerzia», lo stesso numero diventa quello della «sovrabbondanza» nelle 7 ceste di cibo avanzate. «Noi siamo qui radunati – continua, infatti, monsignor Delpini – per celebrare questa rivelazione: il poco che siamo, il poco che abbiamo, i pochi che ci stanno, bastano per i 4000. La storia del movimento di Comunione e Liberazione è una conferma di quest’opera di Dio, della fecondità dell’affidamento al Signore Gesù che è stato il centro dell’insegnamento e della testimonianza di don Giussani».

L’invito è a essere «quelli del numero 7», che, disponibili all’incontro con il Signore, «si convertono dalla indifferenza alla compassione, dall’autoreferenzialità alla docilità, dal giudizio sprezzante al discernimento benevolo, dallo scoraggiamento alla fiducia e allo stupore». «Le caratteristiche di quelli del numero 7 possono facilmente riconoscersi in alcuni tratti dell’esperienza di fede e della vita e testimonianza di don Giussani. Quelli che non buttano via niente, perché ogni singolo frammento deve essere raccolto, ogni piccola cosa è un dono, è un segno, è una testimonianza. Non c’è niente di così piccolo che non sia utile, non c’è nessuno così povero o sbagliato che sia insignificante, che possa essere scartato».

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Il numero dell’abbondanza

D’altra parte, suggerisce l’Arcivescovo, la storia stessa ci dice che il numero 7 è il segno di una completezza: i 7 giorni della settimana, i sacramenti, le opere di misericordia, le virtù da praticare e i vizi da evitare, «persino gli angeli del tempo ultimo vengono inviati o i loro 7 flagelli e le loro 7 benedizioni. Quelli del numero 7 sono, quindi, quelli che praticano l’arte del tenere insieme, dell’abbracciare tutti, del fare delle differenze una ricchezza, anche dentro la complessità delle nostre comunità, anche dentro le differenze, i punti di vista diversi nel Movimento».

Il saluto di Davide Prosperi (foto Fraternità di Comunione e Liberazione)

Il ringraziamento del presidente Prosperi

A conclusione, è il presidente Prosperi a portare il ringraziamento dell’intera Fraternità e del Movimento, riconfermando il cammino sinergico e a servizio della Chiesa diocesana: «Quando gli veniva chiesto di spiegare la natura profonda del Movimento, Giussani metteva in luce due aspetti, che Cristo è il centro di tutto e che non si può “seguire, capire e essere fedeli a Cristo se non insieme”.  Per questo, ci diceva, “siamo chiamati ad essere un cuore solo e un’anima sola nell’unica Chiesa”».