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«Beato quel servo…»

Pellegrinaggio dei Cappellani di Lourdes (Milano - Cappella arcivescovile, 7 gennaio 2025)

7 Gennaio 2025

1. Da che cosa mi aspetto la gioia? Dov’è il mio cuore? Dov’è il mio tesoro?

Alcuni forse pensano che la gioia venga dal fare quello che piace, stare con le persone la cui compagnia è piacevole, avere tempo per sé, per camminare nel parco, in montagna. Visitare luoghi e cose e persone. Il mio tesoro è nel vedere che si compiono i miei desideri. La gioia egocentrica.

Alcuni forse pensano che la gioia venga dalla soddisfazione per un lavoro ben fatto, nel constatare che il compito affidato è stato eseguito, colui che ha assegnato il compito e i destinatari del servizio sono contenti. Essere elogiati, apprezzati, ritenuti insostituibili. Il mio tesoro è in quello che so fare, che faccio bene. La mia gioia è nella gratificazione che viene dal servizio. La gioia del ruolo.

 Alcuni forse pensano che la gioia venga dall’apprezzamento, dalla fama, dall’elogio per il lavoro ben fatto o per le qualità di cui sono dotato. Il mio tesoro è nella gloria che ricevo dagli uomini. La gioia della vanità.

 

2. La gioia che viene dal Signore

Il servo vigilante pone la sua gioia nella relazione con il Signore, nella comunione con lui. La mia gioia non è frutto delle mie azioni, non nella gloria che me ne viene, non nell’accontentare desideri. Anche se il mio servizio è modesto, anche se nessuno mi dice grazie, anche quando devo constatare che le mie aspettative sono deluse, ho però l’esperienza che il Signore si prende cura di me.

Il Signore si prende cura della gioia del suo servo. «Beati! Beato!».

L’immagine del Signore che serve esprime come lui si prende cura della gioia del servo vigilante: dona se stesso. Non gratifica con una ricompensa, con riconoscimenti, con doni o con la fama. Piuttosto sta in mezzo ai suoi servi come colui che serve. E il suo servizio è di rendere partecipi della comunione con il Padre per il dono dello Spirito Santo.

 

3. «Anche voi tenetevi pronti»

Possono addormentarsi anche coloro di cui il Signore si è fidato. Possono approfittare del ruolo anche coloro che si sono proposti di essere solo dei servi e farla da padroni.

L’invito alla vigilanza non ha la sua ragione principale nella paura della punizione o nel desiderio della ricompensa («lo metterà a capo di tutti i suoi averi»). Determinante è la relazione tra il servo e il suo signore: il servo affidabile vive solo per preparare l’arrivo del Signore.

C’è dunque una priorità nel ministero e un desiderio che orienta tutto: la vita, il servizio, il desiderio, l’aspettativa della gioia.