È racchiusa nel nome, la missione della onlus “La-Fra”, che a Lainate ospita 25 persone con disabilità psichica bisognosi di assistenza medio-elevata. Una realtà che ha appena spento le cinquanta candeline, nata, in un’esperienza comune nel mondo della disabilità, dall’intuizione di un gruppo di genitori di unire le proprie forze. Perché altrimenti, hanno raccontato, «non si sapeva dove sbattere la testa».
Il primo spazio è stato lo scantinato di un panettiere, anch’egli con un figlio disabile. Non si sentiva il bisogno, allora, di un nome a effetto, così l’acronimo indica semplicemente «Lainate e frazioni». Poi la sede della onlus, che si è strutturata in un Centro diurno disabili con 14 dipendenti oltre ai collaboratori esterni, è sempre rimasta in città. E ora tutti sanno che si va ben oltre l’indicazione geografica: «“La-Fra” può voler dire anche “la Fraternità” – ricorda il presidente Pietro Romanò -. Per noi, per i nostri ospiti e le loro famiglie, significa che siamo in questa comunità e desideriamo condividere con tutti la nostra realtà, sentendoci abbracciati e accolti».
Un abbraccio che avviene naturalmente in molti modi. A partire dalle attività quotidiane insieme alle scuole o in oratorio, condividendo piccoli lavori di giardinaggio o di recupero di materiali, o addirittura con il servizio “Pronto spesa a domicilio”, in cui alcuni dei disabili accompagnati dagli educatori entrano nelle case degli anziani, per portare appunto la spesa a chi non si può muovere. Ma, spostandosi di piano, la vicinanza si esprime in modo concreto anche con la presenza, nel cda della onlus, di alcuni imprenditori della zona.
Nel pomeriggio del 2 febbraio l’Arcivescovo incontrerà anche le famiglie de La-Fra. Ma tra convegni e incontri dedicati alla disabilità il presidente Romanò ha già avuto modo di condividere con monsignor Delpini un’osservazione: «A volte, quando si parla di disabilità, il discorso sull’inclusione viene un po’ enfatizzato – sottolinea Romanò -. Invece il nostro è un piccolo tentativo perché l’inclusione sia reale. Un lavoro che è sia concreto, attraverso i progetti che nascono in collaborazione col territorio, sia culturale, perché la persona disabile sia considerata non solo destinataria di servizi, ma anche portatrice delle proprie capacità ed esperienze all’interno della comunità».
E mentre già ora gli ospiti possono sperimentarsi in piccole forme di autonomia – dalla cucina alla gestione della casa, in un appartamento che la onlus ha chiamato «Il guscio» – la onlus sta intanto completando la ristrutturazione di un’antica canonica adiacente al Santuario di Santa Maria delle Grazie, già ribattezzata “La nostra casa”: «Perché sarà di chi ci abita, certamente, ma allo stesso tempo di tutta la comunità», anticipa Romanò. Se al piano superiore sono previsti infatti due appartamenti autonomi per persone disabili, al piano terra sono previsti uno sportello di orientamento e sostegno per le famiglie, ma anche laboratori e attività specifiche per l’autismo. E, in un giardino di circa 800 metri quadri, ci sarà anche lo spazio per una piccola serra. Subito di fronte ci sono le scuole elementari, «quindi ogni mattina passeranno davanti ai nostri spazi centinaia di bambini coi loro nonni», guarda in avanti Romanò: un altro modo per sentire l’abbraccio della comunità.