Dopo il trauma della pandemia di Covid 19 e in una società dove è difficile trovare punti di riferimento, molti ragazzi sono sempre più esposti a forme di disagio giovanile. Per affrontare le diverse situazioni, un utile strumento è la rete educativa offerta dalle parrocchie ripensata per favorire l’ascolto e la valorizzazione dei giovani.
È questo l’obiettivo di «Giovani IN cammino», un’iniziativa multilivello dedicata alla prevenzione del disagio dei ragazzi tra i 14 e i 25 anni e alla realizzazione di 120 interventi divisi per aree tematiche. Rinnovata anche per il biennio 2024-2025, l’idea è nata dalla collaborazione tra Odl (Oratori Diocesi Lombarde) e l’Assessorato allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione di Regione Lombardia. All’interno di questa proposta è stato deciso di avviare la nuova linea «Giovani Inclusivi» per promuovere progetti a sostegno delle persone con disabilità in oratorio.
«Oggi va di moda l’inclusione, però Gesù da duemila anni ci insegna a voler bene a tutti a prescindere. Noi impariamo da Lui a prenderci cura gli uni degli altri e a valorizzare le nostre differenze: esse non sono qualcosa che separa, ma una ricchezza per tutti. Ed è esattamente quello che cerchiamo di trasmettere agli animatori»: così don Pietro Cibra, responsabile della Pastorale giovanile di Desio, spiega il significato delle iniziative messe in campo nella comunità brianzola.
A partire dai ragazzi più piccoli, si propongono il catechismo e l’oratorio estivo. «Prima di cominciare le attività, noi chiediamo se ci sono famiglie che hanno intenzione di iscrivere i loro figli all’oratorio estivo e le incontriamo per capire se ci sono esigenze particolari e come poter creare delle attività» dice don Pietro, ricordando che «è facile accogliere, però il problema è riuscire a valorizzare e fare qualcosa che vada bene per loro. Quindi si sviluppano, da una parte, uno sguardo di attenzione e di accoglienza e, dall’altra, le competenze giuste».
Grazie al supporto della rete Tiki Taka, le attività dell’oratorio diventano più inclusive riscuotendo successo anche tra i ragazzi più grandi: è il caso del calcio integrato, pensato per andare oltre la disabilità e vivere appieno momenti insieme grazie allo sport.
«Quando abbiamo a che fare con animatori o adolescenti un po’ speciali, provenienti da famiglie con limiti culturali, sociali o relazionali l’idea è sempre la stessa: valorizzare la persona e permettergli di fare quello che può per essere contenta e dare il proprio contributo alla comunità» conclude don Pietro.