Una batteria di strumenti per educare i giovani all’affettività. È quella proposta dalla Fondazione oratori milanesi con il volume 10 parole per educare nell’amore (Centro Ambrosiano), al quale è collegato un percorso di approfondimento online disponibile sulla piattaforma formativa Oramiformo.it, a cui si accede gratuitamente dal Qrcode disponibile in fondo alla pubblicazione: cinque video tematici scanditi in formula modulare. Sempre al volume si ispirano alcune schede per educatori sull’app «Attraverso» utili per costruire di esperienze significative con gli adolescenti durante tutto l’anno pastorale.
«Non si tratta di fornire un “manuale” per organizzare incontri o trattare queste tematiche con gli adolescenti o con i giovani», spiega don Stefano Cucchetti, teologo morale, cappellano del carcere di Bollate e vicario pastorale presso la comunità pastorale Cenacolo di Quarto Oggiaro, che ha collaborato al progetto della Fom. «Si tratta piuttosto di offrire un orizzonte pedagogico condiviso che si rivolga ad educatori, responsabili degli oratori, adulti delle comunità, genitori, famiglie, allenatori delle società sportive. Insomma tutte le figure adulte che, avendo a che fare con i ragazzi, inevitabilmente, non possono prescindere dal loro vissuto affettivo». Questo è un punto molto importante, secondo don Cucchetti: «Renderci conto che l’affettività non è una tematica specialistica, non è un aspetto “separabile” e delegabile ad altri, ma è parte intrinseca del vissuto dei ragazzi che siamo chiamati a educare».
«La prospettiva che cerchiamo di offrire – prosegue don Cucchetti – per certi versi è già contenuta nel titolo: non è un percorso per educare all’amore, ma è un percorso per educare nell’amore. Questa piccola differenza dice di una prospettiva teologica e pedagogica precisa, per cui il vissuto amoroso è qualcosa in cui inevitabilmente noi siamo già immersi. L’esperienza del corpo, dei sensi, delle relazioni, delle nostre storie, inevitabilmente ha a che fare con l’Amore, quello che come cristiani riconosciamo in Gesù. Quando ci accostiamo a un ragazzo sappiamo che per quanto disordinato, per quanto ferito, la sua ingarbugliata vicenda è immersa in un vissuto amoroso»
Dalla sua esperienza di cappellano di un carcere e di vicario in una parrocchia di periferia, don Cucchetti riflette sull’aumento degli episodi di violenza tra i giovani, in particolare della violenza di genere. Segno di una difficoltà sempre più forte nella gestione delle relazioni: «Dall’osservatorio delle nostre comunità cristiane – rileva – vediamo l’emergere di legami sempre più complessi, fino a diventare tossici, che sono espressione di vissuti e ferite molto diverse».
«Di fronte a questi dati – prosegue Cucchetti – l’attenzione che ritengo prioritaria è quella di superare l’approccio giuridico, che è importante e necessario, ma non sufficiente se non altro perché è inevitabilmente un approccio sempre a posteriori. E nemmeno l’approccio culturale e sociale, quello che si interroga sul ruolo della donna nella nostra società, sebbene importante, può essere esclusivo. Ritengo che accanto a queste prospettive sia necessario recuperare una riflessione pedagogica. Il compito di una comunità adulta, a maggior ragione di una comunità cristiana, è di prendersi cura di queste vicende senza spaventarsi, senza immediati allarmismi o immediate catalogazioni ideologiche, mettendosi al fianco dei ragazzi e dei loro vissuti».