Da domenica 17 novembre è entrata in vigore la II Edizione del Messale ambrosiano, atteso da decenni, voluto tenacemente e resosi necessario per adeguare i tempi liturgici previsti dal Lezionario, la liturgia dei Santi – inserendo nel testo i santi e beati divenuti tali in questi ultimi anni -, senza dimenticare anche la scelta, in alcuni casi, di un linguaggio più aderente ai tempi e alla sensibilità contemporanea.
Dopo la spiegazione di alcuni punti innovativi e particolarmente qualificanti della nuova Edizione, monsignor Claudio Magnoli, segretario della Congregazione del Rito ambrosiano, illustra quanto cambia relativamente all’Ascensione e al Corpus Domini, completando così un breve “vocabolario” della II Edizione del Messale che verrà proposto anche attraverso i social della Diocesi e nel Percorso ecclesiale dedicato: «Il Messale conferma quello che il Lezionario aveva già stabilito per le comunità di Rito ambrosiano, a differenza della scelta fatta dalla Cei in ambito romano. Nonostante la difficoltà di celebrare le due solennità in un giorno feriale, si è mantenuto il giorno tradizionale. In tal modo viene sottolineato il fatto che vi sono feste proprie della vita cristiana che vanno al di là del riconoscimento civile e della convenienza temporale».
Il Messale propone un nuovo formulario per il 16 dicembre, giorno della commemorazione dell’annuncio a san Giuseppe. Perché?
Anche in questo caso, si è reso necessario un equilibrio con il Lezionario che già propone uno specifico formulario biblico. San Giuseppe viene riconosciuto e onorato nella sua funzione di Padre “adottivo”, che si dedica totalmente, come un custode, al Figlio che viene donato al mondo. Questo ci prepara al meglio all’attesa del Natale in vista dell’ultima domenica dell’Avvento ambrosiano, che sottolinea la figura di Maria, colei che ci dona quello stesso Figlio.
Attenzione specifica è dedicata anche alla nostra Chiesa locale, come Chiesa dalle Genti, secondo la logica dell’omonimo Sinodo minore…
Rendendoci conto che le nostre comunità sono arricchite dalla presenza di donne e uomini che provengono da altre parti del mondo e diverse tradizioni culturali, ci siamo posti la questione di cosa significhi fare unità: il formulario della Chiesa dalle Genti evoca e rende strutturale, dentro l’azione liturgica, una riflessione e una preghiera su questo tema caratteristico del nostro tempo.
Infine, vi è stata una revisione del linguaggio utilizzato nelle celebrazioni per i defunti al fine di esprimere più positivamente l’annuncio della speranza cristiana…
Guardando in profondità le orazioni per le Messe e per la commemorazione dei nostri cari defunti, alcune espressioni linguistiche creavano qualche difficoltà, come, per esempio, la connotazione di coloro che attendono la misericordia divina come «iniqui» o «malvagi». Ci siamo accorti che, nel momento doloroso delle esequie di una persona cara, questo poteva suonare disorientante: quindi abbiamo, per così dire, alleggerito il linguaggio.