«Niente si può esprimere senza geometria, senza forma. E la forma di ogni uomo e donna è la ricerca della felicità. Ma, allo stesso tempo, il dolore degli altri ci provoca compassione, perché ci allontana tutti dal diritto a essere felici».
Avvolto in una nebbia azzurrina nel suo studio, tra una boccata di pipa e l’altra, Ferdinando Scianna ci spiega così il senso della sua ultima mostra, aperta al Centro Culturale di Milano (largo Corsia dei servi, 4) fino al prossimo 18 gennaio, dal titolo, appunto, «Geometria e compassione».
60 immagini in bianco e nero, realizzate in 50 anni in alcuni dei Paesi più poveri e più ricchi della terra. Dove le regole, geometriche, sono precise e uguali per tutti. E dove tuttavia le ricchezze sono divise tutt’altro che equamente. Chi ha molto, troppo, e chi non ha niente.
Scianna, uno dei più grandi fotografi del nostro tempo, è siciliano di Bagheria, dove è nato nel luglio del 1943. A 20 anni la sua mostra sulle feste religiose in Sicilia attirò l’attenzione di Leonardo Sciascia. Tra il grande scrittore e il fotografo esordiente nacque così un legame che si andò rafforzando negli anni.
Trasferitosi a Milano, lavora all’Europeo, con le sue foto, ma anche con i suoi testi. Nel 1974 è corrispondente da Parigi.
Henri Cartier Bresson, ovvero il nume tutelare stesso dei fotografi, lo invita a far parte dell’agenzia fotografica più prestigiosa, quella «Magnum» che lui stesso aveva fondato nel dopoguerra con Robert Capa. Si intensificano così i reportage dall’altra parte del mondo, in America Latina, in Africa, in Asia, spesso a dare volto e voce ai diseredati e agli ultimi. Quelli che sono protagonisti, loro malgrado, proprio di questa nuova rassegna milanese.
Ma contemporaneamente per lui comincia anche l’avventura con l’alta moda, diventando il fotografo prediletto dagli stilisti. Un’esperienza che gli dilata gli orizzonti, e che gli fa riflettere sui fondamenti stessi della sua professione. Con la consapevolezza che le fotografie, come ci ripete, «mostrano e non dimostrano».
Mentre parliamo, Scianna ci fa vedere la foto scelta per la locandina della mostra: è quella di una bambina vietnamita che gioca felice con dei pezzi di legno. «Eppure quella creatura viveva in un contesto poverissimo, dove mancava tutto – ci spiega il fotografo -. È quello che ho voluto raccontare con questi miei scatti: anche nel più cupo dolore si scopre l’ansia di cercare la felicità».