Inizia una rubrica sulla prevenzione e la tutela curata dal Servizio Regionale delle Diocesi lombarde per la tutela minori e adulti vulnerabili. Ogni mese si fermerà su una parola chiave della prevenzione. In tre tempi: significato nella pratica educativa, domande per le relazioni educative personali e comunitarie, strumenti per l’approfondimento.
Significato
La parola di partenza è “fiducia”, in sintonia con il titolo della IV Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti e di riflessione sulla realtà degli abusi, proposta dalla Cei, che ha proprio come titolo: “Ritessere fiducia”.
La fiducia è la condizione fondamentale non solo per crescere, ma anche per vivere. La fiducia di base nasce e si costruisce nel rapporto con i genitori e permette di scoprire il valore profondo di se stessi. La fiducia sperimentata e vissuta dona in seguito lo spazio e le condizioni per crescere nella fede in ogni cammino di educazione. Un dialogo nella fiducia è decisivo per comprendere e discernere le scelte della vita. Una relazione sicura di fiducia è necessaria per attraversare prove e lutti della vita.
In qualsiasi percorso educativo, ma in modo specifico nei cammini di accompagnamento e formazione nella fede, viene chiesto di aprirsi e confidarsi, cercando nella figura di una guida o di un responsabile un riferimento da ritenere affidabile e sicuro a motivo del suo ruolo, presupponendo che egli possa offrire sollievo, conforto, consiglio e orientamento.
Vi è dunque una potenziale vulnerabilità in ogni relazione educativa, pastorale e formativa, soprattutto in ambito cristiano. Da qui deriva una consapevolezza decisiva per la comprensione della dinamica degli abusi: l’abuso non è sempre sessuale, ma nel contesto ecclesiale è sempre spirituale e la porta di ingresso è la fiducia che viene manipolata. Proprio all’interno di questa relazione che dovrebbe offrire uno spazio sicuro di vita, di crescita umana e nella fede, purtroppo la fiducia viene gravemente tradita e nella persona si viene a creare una ferita intima e profonda che frammenta l’interiorità e ostacola (“scandalo”) l’esperienza della fede. È proprio la certezza di essere depositario/a di una grande fiducia da parte di un altro/a che si apre e si confida, che “permette” a chi abusa di violare ciò che è più profondo approfittando dell’influenza di questo legame fiduciale.
Domande
Suggeriamo alcune domande per riflettere sia sul proprio stile personale di relazione verso chi chiede aiuto e consiglio, sia considerando questa dinamica in riferimento alle diverse figure educative/formative presenti nelle nostre comunità cristiane:
1. Quali atteggiamenti custodiscono e rispettano una relazione di fiducia, quali atteggiamenti sono da evitare?
2. Considerando alcuni “luoghi e spazi” più critici e a rischio, le relazioni educative e di aiuto, gli accompagnamenti personali e di gruppo, i contesti relazionali nei quali vengono amministrati sacramenti: quali attenzioni e regole per la prevenzione degli abusi e quali attenzioni e regole per custodire la fiducia accordata?
3. Tenendo presente le proprie tradizioni e contesti, quali scelte e modalità come équipe di educatori e come comunità potrebbero essere migliorate o devono essere modificate?
Strumenti
Alcuni articoli potrebbero essere preziosi per la riflessione e il confronto comune:
“La fiducia tradita”, Il Segno, febbraio 2024, pp. 29-35.
“Il potere religioso e la fiducia”, Tredimensioni, n. 21 (2024), pp. 233-235.