Is 8,23b-9,6a; Sal 95; Eb 1,1-8a; Lc 2,1-14
«C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce». Lc 2,8-9a
È meravigliosa e beneaugurante questa libertà con la quale il messaggero del Signore inonda di luce le persone meno attese, gli spazi non sacri, anzi poco raccomandabili, i poveri pastori. Restano senza luce, invece, il palazzo del re, quello del governatore, gli ambienti di rappresentanza delle autorità religiose, il tempio… Ed è un annuncio che rimarrà silenzioso e nascosto per decenni, custodito nella memoria di gente che non contava, prima che potesse aprirsi la predicazione del Maestro e Signore Gesù, prima che i primi discepoli potessero iniziare a comprenderlo e farne motivo per la narrazione della Buona Notizia, Evangelo. Dio sa attendere, insomma; non ha fretta e non si butta a capofitto nella ricerca delle condizioni che sembrerebbero le più adatte, ai nostri occhi, per far crescere il suo regno. Oggi allora facciamo festa perché Dio ha preso l’iniziativa, lui più affidabile di noi, e questo è garanzia di futuro: la luce che avvolse i pastori e che ancora avvolge il mondo è quella che viene dall’alto.
Preghiamo
Cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
dalla liturgia del giorno